Sembra un’ossessione hegeliana quella delle trilogie che sta contagiando ogni discreto film, in questo caso di fantascienza e soprattutto azione, trasformando ogni innocuo prototipo in una saga con pretese epiche e messianiche. Che poi si trasformano in pretesti per avventura e adrenalina conflittuale a schema fisso.
Se nel lontano 2000 fu salutato con favore, magari eccessivo, Pitch Black, perché in fondo brillava di un suo manierismo avveniristico cupo, con un'accelerazione nel montaggio ai limiti della sostenibilità percettiva, ecco che a distanza di un decennio l’uno dall’altro sono arrivati l’insopportabile, inutilmente lucasiano, The Chronicles of Riddick (2004), che rallentava il passo e cercava di alzare il tiro e andare oltre l’illustrissima serie B, e ora questo (ultimo?) Riddick, che almeno ha il merito dell’essenzialità cinetica.
Dietro l’operazione Riddick, una e trina, c’è la fama guadagnata dal regista e spesso sceneggiatore per conto terzi (Il fuggitivo, Waterworld, Soldato Jane, Impostor) David Twohy, esordiente dietro la macchina da presa nel 1992 con Timescape, che dopo Pitch Black ha cercato di diversificare la sua produzione (Below), per poi tornare alle gesta del ceffo interplanetario Riddick.
A interpretarlo, instancabilmente, è sempre Vin Diesel, che da anni avvicenda questo personaggio a quello di Dominic Toretto nell’altra saga senza fine di Fast & Furious. E pensare che con profitto Sidney Lumet l’aveva voluto al centro di uno dei suoi ultimi, bellissimi film, Prova a incastrarmi. Purtroppo, ed è una delle ingiustizie dello star system collegato al sistema ferreo dei generi e dei modi di produzione, Diesel, quasi esordiente in Salvate il soldato Ryan, non è riuscito a fare cose troppo diverse dopo gli exploit di Pitch Balck e Fast & Furious. Tornando quindi, come Twohy, sul sentiero dorato e forse un po’ logoro dei blockbuster sicuri e multipli.
Ma nell’epoca dei supereroi Marvel cinematografici, Riddick risulta comunque più autentico, suggestivo e sporco. Sul pianeta dove è stato abbandonato e tradito, Riddick ci resta poco, giusto il tempo di suonarle agli alieni e mettere nel sacco i cacciatori di taglie. L’obiettivo è tornare sul suo pianeta, Furya, ovviamente con intenzioni salvifiche. Meglio dunque la prima parte della seconda, quando il racconto non ha ancora imboccato la strada del politically correct. Almeno ci si diverte. Come in un videogioco, più che in un film. Ammesso e non concesso che di questi tempi sussistano differenze.
Riddick, tradito dalla sua specie e lasciato a morire su un pianeta deserto, è costretto a lottare per la vita contro dei ferocissimi predatori alieni mentre, ben presto, i cacciatori di taglia di tutta la galassia lo raggiungono con lo scopo di catturarlo. Non solo dovrà liberarsi di tutti i nemici, ma dovrà anche cercare di tornare su Furya, suo pianeta natale, in tempo per salvarlo dall’imminente distruzione.