L’esordio alla regia di Michael Pearce affonda le mani nell’humus della propria terra e ne trattiene atmosfere e influenze. Parte da qui, da un luogo, da un fatto di cronaca e da un personaggio immaginato. Il luogo è l’isola di Jersey, nel Canale della Manica, dove il regista è nato e cresciuto, ambiente che ha, inevitabilmente, suggestionato il suo spettro creativo. Il fatto di cronaca è quello ripugnante della “Bestia di Jersey”, un serial killer e stupratore che terrorizzò l’isola tra il 1960 e il 1971. Il personaggio è invece quello di Moll (la brava Jessie Buckley di Sto pensando di finirla qui), protagonista di una fiaba dark che sembra uscita dalla camera di sangue di Angela Carter.
Niente principesse o principi azzurri, solo una damsel (not) in distress che si trova faccia a faccia (il film si apre con Moll davanti allo specchio) con la sua natura bestiale, una giovane donna in cerca di sé, costretta a vivere in un angusto ambiente domestico, tra una madre rigida e anaffettiva, un padre con demenza senile e fratelli egoisti e poco attenti a una sorella considerata “troppo selvaggia” e con un passato turbolento. La sua unica via di fuga da una realtà opprimente è l’amore che prova per Pascal Renouf (Johnny Flynn), un ragazzo solitario, orfano, misterioso e aggressivo. In lui Moll vede la possibilità di evadere, anche a costo di abbracciare il lato più oscuro del suo essere e convivere con una belva.
Il primo lungometraggio di Pearce è una sorta di coming of age e, anche se Moll non è più un’adolescente (ha 27 anni), condivide con altre teenager ribelli (la Justine di Raw, la Mia di Blue My Mind e anche la Sarah di Sarah joue a loup garou) un percorso simile, una presa di coscienza di sé che penetra in un sottobosco lugubre, portando in superficie un’indole feroce. Certo, in Raw e Blue My Mind il passaggio da un’età all’altra si compie attraverso una metamorfosi fisica, in Beast la scoperta della propria identità si realizza attraverso una storia d’amore dalle tinte fosche, che guarda alle fiabe e al folklore solo da lontano, lasciando il regno del fantastico per spostarsi verso il thriller, sbandando talvolta – in particolare nello sviluppo del rapporto tra Moll e Pascal – verso il melodramma.
Così Beast diventa una cupa love story in cui i due amanti coabitano con il loro animo tenebroso e feroce, tra passione travolgente, segreti da tenere nascosti e allucinazioni spettrali. Pearce si diverte a suggerire interpretazioni possibili, lasciando a chi guarda la libertà di vagare dentro un racconto che si addentra in antri oscuri, accentuando questa incertezza narrativa soprattutto nella seconda parte del film e nel finale, un epilogo che permette al regista di sfoggiare le armi dell’eccesso e della sorpresa.
Moll vive sull’isola di Jersey, nel canale della Manica. Nonostante abbia ventisette anni, abita ancora con i genitori: a bloccarla la piccola comunità, piuttosto opprimente, che la circonda e il legame morboso con il vecchio padre e la madre rigidissima. A cambiare tutto l’incontro con Pascal, uno straniero di cui si sa poco o nulla ma che la conquista con i suoi modi da spirito libero. Moll, perdutamente innamorata, va a convivere con lui e inizia una nuova vita. Ma la felicità dura poco: Pascal è accusato di essere il responsabile di alcuni efferati omicidi. La ragazza, nonostante l’ostilità e le pressioni degli abitanti del luogo, rimane al fianco dell’uomo. Una scelta di cui pagherà le conseguenze.