Antonio Padovan, regista trevigiano con studi di cinema a New York ed esperienze di pubblicità e di cortometraggi alle spalle, ha all’attivo tre film lunghi. Il primo, Finché c’è prosecco c’è speranza (2017), tratto da un romanzo di quel Fulvio Ervas a cui si ispira la serie TV Stucky (di Valerio Attanasio, sempre con Giuseppe Battiston nei panni dell’ispettore curioso e apparentemente sbadato), commedia gialla briosa e intelligente, è un esempio di cinema popolare nel senso alto del termine, come C’è ancora domani di Cortellesi; Il grande passo (2019), con cui i protagonisti Battiston e Fresi hanno vinto ex aequo il premio al miglior attore al Torino Film Festival, frutto della penna di Padovan con Marco Pettenello, è un omaggio alla terra di Mazzacurati e al cinema americano dell’ingenuità e della meraviglia (quello, per capirsi, di The Fabelmans di Spielberg) e si potrebbe definire una commedia sentimentale; e ora è in sala Come fratelli, una commedia brillante che prende avvio da un assunto drammatico, la morte di due amiche con i figli di pochi mesi, che lasciano soli i due compagni che si trovano così alle prese con un bambino da gestire, oltre che con un grave lutto da elaborare, per superarlo con la forza dell’amicizia e con quella, in generale, dell’amore. Della positività. Della concretezza, che porta i giovani uomini ad andare a vivere insieme per far fronte alle necessità quotidiane, dopo il tentativo (di uno dei due) di tornare dai genitori. Della gioia della condivisione. Dell’ottimismo e dell’ironia anche nelle situazioni più difficili, perché quello che non manca, ai due protagonisti, è la fiducia nella vita, in una realtà che in qualche modo porterà le soluzioni, se le si vuole cercare.
Il film è scritto molto bene, i dialoghi hanno ritmo e spessore e stanno sul crinale sottile, ma in questo caso solido, tra commedia e film drammatico grazie alla sceneggiatura di Martino Coli, proposta a Padovan mentre stava lavorando ad un altro progetto, momentaneamente abbandonato. L’apporto del regista si evidenzia nella scelta del cast, efficace e affiatato (Francesco Centorame, Pierpaolo Spollon e Ludovica Martino, i bimbi Noah Signorello e Giacomo Padovan e i camei di Battiston, Citran e Santagata); nel lavoro di squadra del cast tecnico, scenografia in testa (ma anche musica, della giovanissima Maria Chiara Casà); ma soprattutto nella festosità, che si intuisce, del clima che si è creato durante le riprese dell’opera, perché, ha dichiarato l’autore, si lavora meglio quando si sta bene tutti e si creano, magari, sul set quelle sinergie che preparano il terreno a situazioni curiose come, sempre da dichiarazione del regista al termine di una proiezione, girare in una casa che si è sempre guardata, passeggiando, con il desiderio di vedere com’è dentro, e trovarvi, una volta entrati per le riprese, la locandina di Finché c’è prosecco c’è speranza. E poi, Treviso: come Le mie ragazze di carta di Luca Lucini (e Stucky, ça va sans dire, e altre opere meno recenti), il film è girato nella cittadina veneta con un’attenzione ai suoi angoli meno noti e più suggestivi, anche se non cartolineschi e ad un certo punto, sorpresa, si vede la multisala Edera, tempio del cinema trevigiano (nel 2021 ha vinto il Biglietto d’oro; Giuliana Fantoni, che oggi la gestisce, è presidente nazionale FICE), con la coppia dei gestori storici.
In tutto questo (che è alchimia, semplicità, efficacia narrativa e forza dei sentimenti, che riesce a tirare fuori, dal dramma, una commedia solare e piena di vita, per non dire giocosa) c’è il tema della famiglia: una famiglia, in questo caso, allargata, composta da due giovani uomini e da due bambini che crescono e, poi, dalla nuova compagna di uno dei due, che avrà un ruolo importante anche in termini di consapevolezza. Aiuto, sostegno, amicizia e condivisione vissuti sulla propria pelle e trasmessi ai più piccoli: è quello che si respira in questo contesto, in barba a tutti i discorsi, più o meno tendenziosi, sul primato della famiglia tradizionale.
Due amiche inseparabili, a cui il destino regala la gioia di una gravidanza vissuta insieme, vengono strappate alla vita da un tragico incidente. I loro mariti, incapaci di affrontare da soli il dolore e la sfida di essere padri e vedovi, decidono di allearsi e aiutarsi a vicenda per crescere i figli. Nasce così una nuova famiglia, certo anomala, ma sorprendentemente affiatata e pronta a sfidare ogni pregiudizio.