Kent Jones, il regista, scrive per Film Comment, dirige la Fondazione World Cinema e il New York Film Festival. Serge Toubiana, co-sceneggiatore, è stato direttore dei Cahiers du cinéma e della Cinémathèque française, oltre che autore della più importante e completa biografia su François Truffaut. Basterebbe questo per pensare che Hitchcock/Truffaut sia un film ideato, scritto e realizzato da cinefili per cinefili. Che sia una sorta di esclusività per appassionati e addetti ai lavori e che la quasi totalità dei temi che affronta abbia a che vedere con questioni di cui, da sempre, la critica e il pubblico (quello esperto) si occupa rispetto all’eredità e all’importanza del cinema di Alfred Hitchcock. Eppure non è tutto qui. Questo film, proprio come il libro del quale narra e illustra genesi e sviluppo, non è (solo) un’opera sul cinema ma affronta e tematizza questioni che dal campo cinematografico si allargano all’arte, alla vita e al tempo.
“L’intervista che ha cambiato la storia del cinema”, “il libro diventato la bibbia dei cinefili”, “l’incontro che ha messo di fronte due fra le personalità registiche più influenti del loro tempo”. Sono frasi fatte e slogan come questi che hanno raccontato fino a oggi (e continueranno a farlo) l’incontro dell’agosto del 1962 fra François Truffaut e Alfred Hitchcock e l’intervista che il primo fece al secondo – durata una settimana intera (per un totale di 30 ore) – che ha dato origine al volume “Hitchcock/Truffaut” uscito nel 1966 (in Italia “Il cinema secondo Hitchcock”) e divenuto subito un grande successo in tutto il mondo.
Frasi fatte che però non rendono giustizia all’opera in sé e che non spiegano come la caratteristica principale di un lavoro così totale e universale sia invece, al contrario, quella di essere qualcosa di profondamente intimo e personale. Per entrambi i protagonisti. A sentirli dialogare nelle registrazioni originali – che Kent recupera e mette nel film – si capisce come manchi nell’intervista una vera e propria pianificazione, una struttura predefinita e monolitica (esattamente la stessa sensazione che si ha leggendo il libro). Non che Truffaut (che pensava da anni a questa intervista) ci fosse andato impreparato all’incontro con Hitch, ma è certo e ben visibile che l’unico filo conduttore che guida la conversazione sia la cronologia dei film del regista inglese. Il resto sono divagazioni, scambi di impressioni, riflessioni e osservazioni sul mestiere che i due condividono e offrono al vaglio l’uno dell’altro.
È vero, come si ripete spesso, che entrambi usciranno cambiati dall’incontro, ed è vero che nascerà un’amicizia ventennale che durerà fino alla morte di Hitchcock. Come è vero che il cinema del regista britannico non sarebbe più stato considerato allo stesso modo dopo la pubblicazione del libro, o che alcune delle riflessioni di Hitchcock sul proprio lavoro avrebbero fatto scuola per molte generazioni di cineasti. Ma è anche vero che “Hitchcock/Truffaut” è tutto il contrario di una bibbia. È un libro scritto come un’improvvisazione e che si legge come una guida, senza capo né coda e le cui pagine si consumano avanti e indietro all’infinito. Un libro che tutti, nessuno escluso (come è tutto il cinema di Truffaut), sono in grado di capire e affrontare partendo da qualsiasi livello e conoscenza in campo cinematografico.
Kent sceglie di affidare i commenti ad alcuni importanti registi contemporanei. Dalle loro parole si capisce tanto la devozione per l’opera hitchcockiana, quanto l’importanza che ha avuto il volume nella formazione di ognuno di loro. Si va da registi cinefili come Peter Bogdanovich e Martin Scorsese, a veri e propri critici e studiosi come Paul Schrader e soprattutto Olivier Assayas, fino ai grandi fan del regista inglese come Wes Anderson, Kiyoshi Kurosawa, Arnaud Desplechin, James Gray, Richard Linklater e fino a David Fincher, senza dubbio il più hitchcockiano di tutti.
Parole, le loro, che dicono di come il cinema di Hitchcock analizzato e sezionato da Truffaut sia stato e sia ancora qualcosa di sorprendentemente vivo e pulsante. Di come sia un vero e proprio “testo” che non si può trascurare e come la possibilità, unica, di poterlo utilizzare in maniera così libera ne abbia fatto un’esperienza nodale per la storia del cinema tout court.
Perché quello che sorprende vedendo il film, e che sorprende anche chi conosce o ricorda alla perfezione il libro, è proprio lo spirito che emerge dalle conversazioni fra i due registi. Nonostante Kent non “lasci” quasi mai che Hitchcock entri nel merito dei suoi film e inserisca solo le sue frasi più famose e a effetto, quelle diventate con il tempo veri e propri aforismi – come “l’immaginazione è più importante della logica” o “gli attori sono bestiame” ecc. – si avverte l’intenzione di parlare senza freni, con grande sincerità del proprio lavoro (che è anche un’idea del mondo) e di farlo soprattutto senza alcuna presunzione. Come sappiamo dal carteggio fra i due, che si protrasse per gli anni successivi, Hitchcock non smise mai di interrogarsi sul proprio stile e di considerarsi un autore incapace di crescere, di sperimentare, di rischiare. Sentendosi per questo quasi un artista incompleto. Così come nonostante Hitchcock non fu veramente Hitchcock finché non approdò a Hollywood – lo nota Kurosawa – si portò sempre dentro il peso di essere ritenuto dagli americani un regista di serie b, la cui carriera (e lo sottolinea anche David Fincher) ha avuto lo stesso andamento dei successi al botteghino.
Niente di più sbagliato, di più fuorviante e di più limitato. Perché la grandezza di Hitchcock è stata quella di averci insegnato a pensare il cinema nella lingua del cinema. Una cosa che nessuno prima, dopo e meglio di lui ha saputo fare. E perché se – come dice Truffaut – Hitchcock è nato insieme al cinema, in fondo è un po’ vero anche il contrario.
Alcuni tra i piu' grandi cineasti contemporanei parlano di come il libro "Il cinema secondo Hitchcock" di Francois Truffaut abbia influenzato il loro lavoro, mentre il documentario ricostriusce temi e momenti che caratterizzarono la celebre intervista che sta alla base del libro.