Cominciamo dalle musiche.
Waltz n. 2 di Sciostakovic, con il quale si apriva Eyes Wide Shut, e Ich Ruf Zu Dir, Herr Jesus di Bach, sul quale si chiudeva Solaris. Due film, quelli di Kubrick e Tarkovskij, che parlano di desiderio: il dolore di perderlo, il piacere di ritrovarlo.
A dispetto dei trailer e delle anticipazioni, al centro di Nymphomaniac ci sono il desiderio e il dolore, non il sesso. Che pure ha nel film un ruolo importante, simile a quello del sasso che butti nello stagno per il piacere di vedersi formare, intorno al punto dove è affondato, cerchi concentrici sempre più ampi.
All’inizio la storia della ragazza ondeggia tra metafore sportive, analogie matematiche, digressioni ironiche: ansiosa di dare uno spessore drammatico alle proprie peripezie sessuali, Joe si ritrova di fronte un interlocutore che - nonostante venga ripetutamente sollecitato a considerarla una persona cattiva - schiva sistematicamente le trappole della religione, del peccato e del giudizio. Austero come un sacerdote, Seligman è in realtà un uomo di scienza e cultura, che condisce il racconto di erudizione e ironia, mai di morale.
Poi però, a poco a poco, tra le pieghe del sesso comincia a intravedersi la trama del desiderio e del dolore. La passione muta per un uomo che non si può avere (Jerome), la disperazione rabbiosa per un uomo che si è avuto e perso (la signora H e il marito), la nostalgia struggente di un uomo che se ne sta andando (il padre).
Attorno alla storia di sesso lentamente si forma una geografia emotiva, i due territori si lambiscono e infine – nella scena più intensa e memorabile del film, quella del rapporto sessuale in ospedale, dove l’orgasmo di Joe trascolora in pianto, senza soluzione di continuità - si toccano.
Per Von Trier il sesso, quando riesce a districarsi dalle trappole della morale (le stesse che ad esempio avevano finito per imbrigliare la protagonista di Le onde del destino), è una egregia chiave di lettura di sentimenti complessi e misteriosi: desiderio e rimpianto, nostalgia e dolore. Passare dalla porta della pornografia per entrare nelle segrete stanze dell’emotività umana.
Ci torneremo sopra, perché siamo appena a metà, ma l’impressione è già quella di un film del quale, alla luce della sua inesorabile profondità, sarà difficile sbarazzarsi.
La storia poetica e folle di Joe, una ninfomane, come lei stessa si definisce, raccontata attraverso la sua voce, dalla nascita fino all’età di 50 anni. Una fredda sera d’inverno il vecchio e affascinante scapolo, Seligman, trova Joe in un vicolo dopo che è stata picchiata. La porta a casa dove cura le sue ferite e le chiede di raccontargli la sua storia. L’ascolta assorto mentre lei narra, nel corso dei successivi 8 capitoli, la storia della sua vita, piena di incontri e di avvenimenti.