Alla fine di tutto c'è una lacrima, ma questo fate finta di non averlo letto. Tenetelo piuttosto a mente come mera memoria del Crimes of the Future su cui il giovane David Cronenberg si esercitava all'inizio della sua carriera, nel 1970, prima di tornarci in questo 2022, nell'ora pandemica dell'umana società. Considerate piuttosto che oggi al centro di questa storia c'è Saul Tenser, un body artist che, aiutato dalla sua assistente Caprice, espone al pubblico il proprio corpo aperto, le sue interiora mutanti. Mentre cinquant'anni fa c'era Adrian Tripod, un dermatologo dall'aspetto alquanto anodino, che aveva a che fare con la pelle, l'involucro dei corpi, l'estrema barriera tra il dentro e il fuori e la mutazione del desiderio sessuale... In mezzo c'è naturalmente l'intero apparato della poetica cronenberghiana, una storia fatta di nuova carne, innesti biomeccanici, sessualità cangiante, metodi pericolosi, insurrezioni endemiche e rivoluzioni endocrine... Insomma tutto un pasto nudo imbandito per un banchetto che parte dalla necessità di azzerare la Storia dell'umanità, riscrivere il Tempo, ripensare il Mondo: Cronenberg è da sempre un visionario che acceca la visione nel perenne presente atemporale in cui cala le sue distopie senza futuro, mondi concavi e conclusi, in cui si muovono figure irrequiete che ambiscono a un destino, ma sono fatalmente prigioniere della loro funzione terminale.
Che poi nel 2022 Crimes of the Future stia ad Atene, invece che, come previsto, ancora a Toronto (come nel 1970), è tutto sommato qualcosa in più del classico accidente produttivo dovuto ai finanziamenti: siamo nella polis e questa è pur sempre una storia che tiene insieme questioni che dialogano col corpo fisico e col corpo sociale dell'umanità. Il plot è uno strano intreccio di materiale organico e materie legali: registri di nuovi organi, polizia che indaga sui nuovi vizi, falangi rivoluzionarie che propugnano la mutazione inorganica dell'uomo... Un reticolo di relazioni che disegna una città giunta al termine di ogni possibile metafisica, dove resta solo quell'escrescenza dell'esistere che è il corpo, residuato bellico della lotta prometeica tra l'aspirazione trascendente all'assoluto e l'ispirazione immanente della Storia, dello stare nel mondo reale.
Il corpo è una sorta di terrein vague su cui si gioca la definizione della realtà stessa, incarna il divenire di un mondo ormai dimenticato nelle architetture detritiche del presente, nelle topografie cieche della polis, nelle tecnologie derelitte che si ergono cadenti all'orizzonte... Un mondo in cui la creazione non si produce in astrazioni artistiche, in speculazioni liriche o concettuali, ma si conclude nella superfetazione organica che si performa all'interno dei corpi e viene esposta per essere notomizzata, sezionata, rimossa...
Performer/Insider
È in questo scenario che si inscrive la storia di Saul Tenser, un artista che combatte la sua stessa creazione e si porta nel mondo sospeso tra il tormento (tutt'altro che spirituale, anzi assolutamente fisico) che gli si agita dentro e la ricerca di un senso che ordini le cose nella realtà. Avvolto in un nero sudario che ne maschera l'aspetto, spesso accovacciato in pose da guerriero tuareg mimetizzato nell'ombra, Saul Tenser è una figura in bilico sul proprio ruolo, in equilibrio sul suo stare al mondo. Ha un doppio statuto: quello di icona della mutazione in atto e quello di baluardo dell'integrità (organica) dell'uomo. In quanto body performer produce spontaneamente al suo interno nuovi organi, ma prima di rimuoverli con l'aiuto di Caprice, in esibizioni che hanno molto di clandestino, non manca di iscriverli al Registro Nazionale degli Organi gestito da Timlin e Wippet, inquieta e inquietante coppia di non troppo pubblici ufficiali, che si perita di spingere in avanti i limiti della legalità organica sanciti dalla legge. Ma non basta, perché poi Saul Tenser in realtà è anche un infiltrato di Cope, ufficiale della sezione “Nuovi Vizi”, col quale collabora segretamente per il mantenimento di un ordine nella struttura organica dell'uomo, messa evidentemente in pericolo dal “disordine evolutivo” di cui a un certo punto parla proprio il poliziotto.
Tenser, insomma, è un'icona in lotta con se stessa, si muove trasversalmente come fosse una mappa “to the stars” per un mondo che produce nuovo senso e ha bisogno di nuove coordinate. Come tutti gli eroi cronenberghiani, è segnato da quello statuto identitario mobile che lo rende una figura intimamente oppositiva, divisa a metà tra la struttura che gli è stata data e la forma che va progressivamente assumendo (un “Brundlefly”, come direbbe a Seth Brundle il computer di La mosca ...).