Vivere con una persona toccata dalle prime (non primissime) avvisaglie di demenza senile significa assistere alla reiterazione di un tema, o di una serie di temi, di un’azione, o di una serie di azioni, in un moto perpetuo di allontanamento e riavvicinamento rispetto al timone incerto della memoria, a breve e a lungo termine. Significa, per chi deve avere a che fare con una persona afflitta da questo problema, imparare ad accompagnare, assecondare, contrappuntare con pazienza, e, non è sempre facile, con gentilezza, i pensieri e comportamenti più eccentrici, anche, soprattutto, quando mettono in discussione, negano o distruggono un pezzo della propria memoria, della propria identità. E, quando è possibile, farlo con un sorriso, se non con una risata.
È quello che cerca di fare Ella (Hellen Mirren), nei confronti del marito John (Donald Sutherland), quando i due partono dal Massachusetts alla volta della Florida, con un vecchio camper (un Winnebago Indian del 1975, il "Leisure Seeker" del titolo, perlomeno da revisionare), senza avvertire i figli, Will e Jane, che sono ovviamente piuttosto preoccupati. John, ex-insegnante di letteratura con una fissazione ingombrante per Hemingway, al primo pit-stop entra in un primo piccolo loop: «I want a burger», reclama con catatonica insistenza, con sul volto l’espressione calma ma completamente trasfigurata rispetto all’aria brillante che aveva fino a poco prima. Ella, che mostra una ormai rodata confidenza con questo tipo di comportamento, nasconde a sua volta, sotto una parrucca vagamente vintage, la faticosa ricrescita dei suoi capelli, non più biondi, diradati da una terapia che ha deciso di non seguire più: nel viaggio, di camping in camping, verso Key West, dove intendono visitare la casa di Hemingway, pur essendo progressivamente sempre più stanca, toccherà a lei accompagnare, assecondare e, in molti casi prendere decisamente in mano la situazione. E contrappuntare, come si diceva, la percezione alterata e ondivaga del marito, con ironia, con pazienza, con un memory tenero ma insidioso a base di vecchie diapositive.
Perché The Leisure Seeker non è solo un road movie dai risvolti malinconici e rocamboleschi, è una fuga anche nel senso musicale del termine, o perlomeno ne ha la struttura, un ricercare a due voci, che piaccia o no vestite da due interpreti immensi, bizzosi o gigioni come solo certi anziani, anche nella vita reale, sanno essere.
È forse per questo che Paolo Virzì – nell’adattare con Stephen Amidon, Francesca Archibugi e Francesco Piccolo il romanzo di Michael Zadoorian, pubblicato in italiano col titolo In viaggio contromano – sembra rinunciare ai suoi passaggi d’agilità (spesso, nei suoi film precedenti, riconoscibili nella direzione di attori altrove rigidi, quando non indirigibili) accontentandosi volentieri del ruolo del continuo deferente, del bordone rispettoso alle due linee di questo contrappunto, accompagnandole verso una fine, verso una tonica, che è già nota, fin dall’inizio.