Eroi introversi, semidei, vendicatori in tutine aderenti, comandanti dell’antica Grecia, rivoluzionari dinamitardi mascherati, indomiti guerrieri galli, avventurosi adolescenti belgi e così via. Sembrano infiniti i personaggi che si trasferiscono – a intervalli sempre più frequenti, quasi ossessivi – dalle pagine di albi a fumetti e serissime graphic novels agli schermi delle sale cinematografiche.
Ma le eroine di carta più improbabili, creative, vitali, strafottenti e indisponenti del cinema a fumetti degli ultimi anni sono Enid e Becky, le due protagoniste adolescenti di Ghost World, una storia disegnata da Daniel Clowes e portata sullo schermo da Terry Zwigoff, già autore di un bel documentario su Robert Crumb, uno dei più schivi e anarchici disegnatori americani cresciuti negli anni sessanta.
Enid e Becky sono, a modo loro, delle supereroine: pensano di poter condizionare il mondo attorno a loro, si credono in grado di segnare indelebilmente le vite degli altri, sono vittime di superproblemi (ma rifuggono ogni superresponsabilità). A una festa Enid arriva addirittura a mascherarsi da Batman, se il concetto non fosse abbastanza chiaro.
Zwigoff e Crumb hanno disegnato sul corpo acerbo di Thora Birch e Scarlett Johansson l’odissea di una placida suburbia americana, dove la noia è l’inedia sono i quotidiani, invincibili nemici da combattere. Ghost World è una delle rappresentazioni più realistiche, e al tempo stesso astratte, dell’adolescenza femminile, del sentirsi tridimensionali in un mondo piatto.
Enid, con il suo sarcasmo, la sua incerta crudeltà, il suo sepolto bisogno d’amore è uno dei personaggi più vividi del cinema indie del decennio scorso e lo stile di Zwigoff, rifiutando il retorico meccanismo di luci oblique e montaggio frenetico tipico dello stile mainstream alle prese con una tavola a fumetti, sembra davvero una versione acida e contemporanea del più bel coming of age di sempre: le strisce a fumetti dei Peanuts di Charles M. Schultz.