Nemiche per la pelle di Luca Lucini

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Questa sera su Rai 1 alle ore 21:25 andrà in onda Nemiche per la pelle. Commedia italiana del 2016 diretta da Luca Lucini con Margherita Buy e Claudia Gerini. Qui sotto la recensione, a firma di Francesco Saverio Marzaduri, che pubblicammo sul nostro sito in occasione dell'uscita del film.


Uno legge i nomi delle interpreti, Margherita Buy e Claudia Gerini, e inevitabilmente si aspetta una commedia in stile Verdone. Uno legge che la prima è anche coautrice del soggetto e in colonna musicale c'è Federico Zampaglione, coniuge della seconda, e capisce che si tratta di un prodotto "fatto in casa". Niente di male. Poi uno si trova davanti al film e alle due recitazioni diverse e complementari – una più misurata rispetto all'usuale standard e l'altra dichiaratamente caricaturale – e comprende, semplicemente, che Nemiche per la pelle è una commedia di caratteri vecchio stampo. Niente di più.

Criticare un prodotto “usa e getta” made in Italy, impone di camminare sulle uova allo scopo di non esser tacciati di snobismo, ma non si può far a meno di pensare che quel certo sguardo sul Belpaese, superato da oltre mezzo secolo, sia un comodo espediente per non spremere le meningi verso più ambiziosi progetti accontentandosi di confezionare qualcosa di facile facile. Nonostante i momenti in cui il film riesce a strappare un lieve sorriso (come quando la Gerini legge a mo' di favola un campionario di arredamento immobiliare), non sorprende che, come succede a tanti nomi di rango dello spettacolo nostrano, si opti di fatto per una fiction formato famiglia dove discorso edificante e moraletta strappalacrime confortano un pubblico di poche pretese.

Non resta che accettare il film diretto da Luca Lucini (che d'altra parte trasse da Moccia Tre metri sopra il cielo) per quello che è: un lavoro che conta sulla presenza del cast femminile – visibilmente non al suo meglio – e su qualche nostalgica presenza teatrale (Gigio Morra, Stefano Santospago), più che sullo spunto narrativo, logoro come uno cencio: la contesa di un bambino cinese di sette anni che l'ex marito delle due protagoniste, defunto all'improvviso, ha avuto da un'altra relazione. Il canovaccio prevede la solita rifrittura di cliché, con disparati ammiccamenti alla pochade e tanta commedia italiana alla rinfusa, tra una strizzata al classico hollywoodiano (le mura di Gerico di Accadde una notte, durante una veglia obbligata tra le donne) e l'altra alla sua storica rivisitazione (il bimbo aiuta l'agente immobiliare Gerini durante un incontro con alcuni imprenditori orientali, come faceva Tatum O'Neal con papà Ryan per Bogdanovich). E il fatto che al centro dell'impianto vi siano due adulti e un bambino, nemmeno a farlo apposta, rimanda a Les Compères, come ad altre commediole yuppies dell'età reaganiana, tipo Baby Boom.

Resta il fatto però, che se un modello trapela tra le righe, è quello del citato Verdone del cui cinema Buy e Gerini sono volti storici. Non a caso infatti il film di Lucini, soprattutto nel primo quarto d'ora, infila una via l'altra scenette che rimandano alle commedie verdoniane (il funerale di un cagnolino, che si suppone morto, come in Sono pazzo di Iris Blond, per esempio, o la contesa del bimbo, tra giorni pari e dispari, che richiama Stasera a casa di Alice o, ancora, la solitudine del bimbetto innocente che riporta alla memoria il più ecumenico Il bambino e il poliziotto). Ma la riprova sta in quell'aula di tribunale in cui si ritrovano le eroine di Nemiche per la pelle finendo, come i personaggi dell'ultimo film di Verdone L'abbiamo fatta grossa, per trasformarsi in figurine che cercano di sottrarsi al peso schiacciante di un sistema corrotto che cerca di manovrarle come pedine. A un bozzetto di giudice in gonnella, che presiede una corte dove si radunano tutti i personaggi del film, comprimari compresi, spetta il ruolo decisivo di risolvere una circostanza che odora di Kramer contro Kramer, formulando un verdetto in cui il Cuore la spunta sulla Legge.

Nemiche per la pelle è figlio degli innumerevoli prime time di Rai Uno (le storielle al femminile a firma Toscano-Marotta di Commesse, o anche la coppia Ferilli-Pivetti del dimenticato Le giraffe...); il fattore più simpatico di questo prodotto destinato a non lasciare traccia è rappresentato da quel bambino che si ritrova involontario protagonista di una bislacca educazione sentimentale, in cui confluiscono e si completano gli aspetti positivi di due personalità inquiete e irrisolte, figlie di una frenesia negativa continua. Una favoletta che introduce una lumaca come elemento per simboleggiare l'avvicinamento di due tempre inverse, quanto ad abitudini e modi politico-esistenziali di condurre la vita. Una favoletta insomma che, senza pretendere troppo e facendo sì che lo spettatore non si aspetti granché, soddisfa l'obiettivo primario: divertire. Nel bene o nel male, obiettivo raggiunto.