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Il pessimismo è una forma velata e paradossale, inammissibile e forse timida, diciamo pure introversa di ottimismo. Lo stesso che si rende necessario in questo scorcio di inizio stagione anche cinematografica, dove guardare i film e contestualmente soffitti e calcinacci aiuta. Ma è troppo presto, mentre «intorno declina l’estate», come scriveva Guido Gozzano nella poesia L’assenza, per ragionare lucidamente sul profondo senso di “assenza” linguistica che dagli schermi comincia a giungere. Ed è sempre importante, in questi casi, non guardare solo in casa altrui. Nella propria non mancano infatti problemi strutturali che ugualmente c’entrano con il linguaggio e l’indispensabile spessore vitale dei discorsi critici, i quali necessitano di generazioni autenticamente nuove e di giovani dentro oltre che all’anagrafe, dotati di sana esistenza versata nel reale e di uno stile appropriato, ricco e fertile per esprimerla. Insomma, più che di critica c’è bisogno urgente di formazione critica, di pedagogia non degli “oppressi” ma dei potenziali oppressi/oppressori della lingua scritta e audiovisiva. Ovvero di insegnamento e regole nonviolente.  Di seguito perciò, in procinto di concludere un lungo corso di formazione che ha occupato anche l’intera estate, vale la pena a consuntivo e guardandosi attorno o nei meandri dell’esistente acritico di condensare quindi semplici regole per quello che piacerebbe chiamare il “Don’t Fight Club” prossimo venturo, dove non si impara a combattere a colpi di giudizi ma si scopre l’arte di produrre testi paralleli che dialogano e stanno alla pari con quelli analizzati.   

Quindici regole, appena, rivolte insomma anche a critici cinematografici veramente nuovi:

1. Avere una vita sociale fuori dal giro cinematografico
2. Avere una vita sociale
3. Avere una vita
4. Svolgere attività sociale
5. Saper capire gli altri, quindi i film
6. Analizzare, non giudicare i film
7. Amare le persone, non i film; i film si studiano
8. Non vedere soltanto film
9. Non parlare soltanto di film
10. Non parlare di film perché visti ai festival
11. Scrivere testi anche più lunghi di duemila battute
12. Scrivere frasi anche più lunghe di un rigo e mezzo
13. Non scrivere come si parla
14. Non parlare come si scrive
15. Usare il punto e virgola.

 

Attenzione, l’esercizio potrebbe durare anni o decenni. Conviene non demordere né arrendersi, bensì praticarlo con costanza e accontentarsi in itinere anche di risultati parziali. Se in un anno si riescono a seguire già tre delle quindici regole suddette vuol dire che la strada è in salita ma promettente.