Kamir Aïnouz

Cigar au miel

film review top image

“Je ne suis pas unique, je suis double”, così, e con una certa convinzione, la protagonista Selma (Zoé Adjani) si auto-definisce, in una delle prime frasi che la sentiamo pronunciare. Questa doppiezza, che è ambivalenza ma anche opposizione, è al cuore della struttura e della narrazione di Cigare au miel. È innanzitutto e alla base di tutto una questione di identità nazionale - il primo e più frequente motivo dei discorsi tra la protagonista e gli altri - sospesa e incerta tra l’essere francese, anagraficamente, perché nata in Francia, e il sentirsi algerina perché dall’Algeria proviene il bagaglio culturale che le è stato trasmesso.

Un’identità estremamente frammentata, come frammentate sono le scene e come a pezzi è costruito spesso il loro montaggio, in un film in cui jump-cut e dissolvenze in nero regnano sovrani. È la frammentazione della personalità incompleta di una ragazza appena maggiorenne, ancora adolescente; è la frammentazione dei punti di vista, ciascuno custode di una propria, personalissima verità; ed è la frammentazione politica che delibera sulle sorti di una nazione in guerra civile.

Temi all’apparenza astratti e dai contorni sfuocati, che tuttavia si manifestano, nel film, nella concretezza tangibile del corpo e dell’esperienza sensoriale. Il percorso di Selma, tanto instabile e oscuro quanto le motivazioni del suo agire, costantemente in bilico tra condiscendenza e riluttanza, è strettamente legato alla percezione e alla rivelazione dell’altro e dell’altrove attraverso il proprio corpo: a una scoperta del proprio corpo, nelle esperienze sessuali, alle volte precoci e insoddisfacenti, fino a diventare coercizione e autentico trauma; a una ricerca con il proprio corpo, nella sensorialità che viene dalla musica a tutto volume, dai passi a piedi scalzi per strada, dal sapore dei frutti della terra algerina.

Cigare au miel non ha un vero e proprio inizio, né un finale che possa definirsi realmente conclusivo. Kamir Aïnouz opta per un’apertura narrativa, quasi a voler lasciare ai propri personaggi un’illusoria libertà di scelta e d’azione, a voler ricalcare l’incertezza di un capitolo di storia - inteso come personale e collettivo -, a sottolineare l’eterno evolversi dell’esistenza e il costante aprirsi di nuove possibilità. La frase di Selma assume allora un ulteriore livello di significato, nell’ambito di una narrazione che è, di fatto, un susseguirsi di scelte: la strada non è una sola, la percezione non è universale, e allo stesso modo, e naturalmente, la storia si sdoppia in ciò che è vicino (o interiore) e ciò che è lontano (o esteriore).

È tuttavia uno sforzo illusorio, vanificato dalla scelta stessa di ambientare il film a inizio anni 90, e quindi caricandolo del peso di un destino già scritto. D’altra parte tutto, nel film, grida all’illusione: le parole lette in voice over, l’imbarazzante iniziazione al gruppo universitario, l’apparente armonia famigliare, la costante messinscena di una vita che non appartiene realmente ad alcun personaggio. Ciò genera un’ambivalenza non sempre intenzionale, e che talvolta tende all’incoerenza, minacciando di appesantire ulteriormente un racconto che, pur vantando il merito di un’indubbia originalità, risulta già di per sé quantomeno disorientante. Un po’ troppo indeciso, in un instabile intermezzo tra intelletto e sensazione.


 

Cigar au miel
Francia, Algeria, Belgio, 2020, 100'
Titolo originale:
Cigar au miel
Regia:
Kamir Aïnouz
Sceneggiatura:
Kamir Aïnouz, Marc Syrigas
Fotografia:
Jeanne Lapoirie
Montaggio:
Albertine Lastera, Sarah Zaanoun
Musica:
Julie Roué
Cast:
Zoé Adjani, Amira Casar, Lyès Salem, Louis Peres, Idir Chender, Axel Granberger, Jud Bengana
Produzione:
Eliph Productions, Willow Films, Les Films du Fleuve, Les Productions du Ch'Timi, Les Films du Mirakle et M.D.Ciné
Distribuzione:
MUBI

Parigi, 1993. Selma, diciassette anni, vive con la sua famiglia berbera borghese e secolare. Quando incontra Julien, un giovane affascinante per cui prova una forte attrazione, si rende conto per la prima volta delle severe regole della sua famiglia patriarcale e di come queste influiscano sulla sua intimità. Mentre l'islamismo assume il controllo del paese di origine e la famiglia si sgretola, Selma scopre quanto sia potente il suo desiderio. Deve resistere e combattere. Attraverso la forza della sua gente, inizia a camminare lungo la strada che le farà capire cosa significhi diventare una donna libera.

poster