Una giovane strega per caso (che non è Kiki), grazie all'aiuto di un gatto nero (che non è Jiji) e di un animale parlante (che non è il Coniglio Bianco di Alice), si ritrova in una scuola per maghi (che non è Hogwarts), al cospetto della direttrice (che non è Yubaba), dentro un sogno che si rivela un incubo, costretta a combattere i cattivi, che usano la tecnica-magia per modificare le leggi della natura (e qui potete prendere un film Ghibli a caso).
No, Hiromasa Yonebayashi forse non merita questa ironia, essendo un artista raffinato, capo-animatore di capolavori come La città incantata, Il castello errante di Howl e Ponyo, autore di film deliziosi come Arrietty e Quando c'era Marnie. Ma è davvero difficile non guardare il suo terzo lungometraggio senza pensare ad altro, a tutto ciò che evoca come una copia sbiadita. Eppure i colori sono luminosi e bellissimi, il disegno poetico, l'animazione in stile Ghibli, anche se ora lui lavora per lo Studio Ponoc (fondato dall'ex-producer Ghibli Yoshiaki Nishimura).
È simpatica la piccola Mary, imbranata e annoiata, coi suoi capelli rossi ingombranti e la buona volontà che produce sempre disastri. È divertente la scoperta della sua vocazione da strega, che in realtà si rivela un accidente, una metafora, una prova (sempre la solita, quella che consente di diventare se stessi). È avvincente – a tratti – l'avventura che la porta a combattere i malvagi insieme a Peter (che non è quello di Heidi) e a scoprire la verità sul “fiore della strega”.
Il fatto è che le innumerevoli citazioni, evocazioni, somiglianze non sono inserite dentro un meccanismo narrativo che le esplicita e le reinventa, al servizio del romanzo di partenza (The Little Broomstick di Mary Stewart). Non c'è nemmeno una qualche nostalgia. E l'incanto che balena qua e là, sembra trovato quasi per caso. È un po' come guardare un film di Miyazaki e Takahata privo però della sua dimensione fondamentale, la magia, l'evidenza dell'invisibile (reso vivo e vero), la sospensione della realtà, lo stupore della prima volta (che in quel cinema si ripeteva ogni volta), la mirabile semplicità con cui affronta temi di abissale profondità. L'operazione è abile. Manca l'anima.
Mary Smith è una bambina di dieci anni che trascorre le sue giornate nella casa di campagna di una vecchia zia sorda. La sua vacanza è molto noiosa ma la comparsa di un gattino nero e la scoperta di uno strano fiore rosso cambieranno la sua esistenza. Incursioni notturne di strani animali e lezioni di stregoneria la porteranno a vivere un momento straordinario della sua giovane età