L’articolo è un estratto dell’articolo di Federico Pedroni, Thomas Cailley - Animal Kingdom: umano, non umano, troppo umano, pubblicato su «Cineforum», n. 13 NS, pp. 61-68.
Nel suo primo film Les combattants, Thomas Calley descrive una possibilità di liberazione – di un sogno di vita indipendente – di una generazione che ha deciso di superare i confini impostati e tracciati da altri, da adulti in libera e prevaricatoria uscita. Nel successivo Ad Vitam metteva invece in scena una pulsione di riscossa, una rivolta verso codici inconoscibili e, a loro modo, calati dall’alto/dall’altro.
Nel suo terzo e fino a ora più famoso film, The Animal Kingdom – fantasia fantascientifica che lo scorso anno ha aperto il Certain Regard a Cannes e in autunno ha avuto un grande successo nelle sale francesi – Cailley fa un passo ulteriore, un arrocco, spingendo un’ipotesi fino alle estreme conseguenze.
Un padre e un figlio, schiacciati nell’abitacolo di una macchina del traffico cittadino in cui le loro incomprensioni si svelano, risultano chiare. Sono insieme ma vorrebbero essere altrove, anche divisi. Non sappiamo cosa stiano facendo né dove stiano andando. Improvvisamente, da un’ambulanza che viaggia accanto a loro, si sentono dei rumori metallici e dal portellone esce, nello sguardo basito dei testimoni, un essere indefinibile, metà uomo e metà uccello, che scappa tra lo sgomento dei pochi che hanno avuto il privilegio – o la dannazione – di assistere alla scena. Il regno animale descrive un altro mondo ipotetico, dove (per ragioni a noi misteriose) alcuni uomini e donne vivono una transizione, una metamorfosi.
Quel padre e quel figlio stanno andando a trovare il nucleo femminile della loro famiglia, il loro lato nascosto. La “madre” – e la “moglie” – sta subendo quell’inconoscibile mutazione, sta diventando altro. Ma un contrattempo, ulteriore, blocca la marcia di François ed Émile (uno sgomento Romain Duris e un sorprendente Paul Kircher): nel paese dove era organizzato un centro di accoglienza (di concentramento?) per queste creature in bilico tra mondo sociale e mondo animale avviene un incidente e molti di questi esseri indefiniti scappano nel bosco. E solo quando Émile capirà di essere parte integrante di quel cambiamento – fisico, emotivo, sociale – le sue modalità di crescita saranno destinate a mutare per sempre.
The Animal Kingdom usa la metafora senza mai cadere in un simbolismo spicciolo, fine a sé stesso. Cailley segue parallelamente le pulsioni, sempre più divergenti perché soggette alle leggi di natura, di Émile e François: un cuoco in cerca di ricette di vita e un adolescente fattore e vittima delle proprie istanze sempre più urgenti. Cesella queste differenze, suggerisce senza descriverlo l’evolversi degli eventi, per poi finalmente lasciare pieno dominio alla sua fantasia.
Un’utopia anti-specista che appaia uomini e animali, natura e cultura, per fondere infine in un magma tutto da decifrare le loro differenze in una speranza comune. Il lato razionale, incarnato dalla deliziosa e decisa poliziotta Julia (e come potrebbe non essere deliziosa e allo stesso tempo autorevole Adèle Exarchopoulos?), traccheggia, sospeso in una vaga incertezza decisionale. Il fattore familiare finalmente si ricompone, accettando e piegandosi alle differenze ormai evidenziate da impulsi personali e richiami istintivi.
La famiglia, in The Animal Kingdom, è solo una condizione nella quale si può conquistare o perdere il proprio stato di libertà naturale. Il finale è liberatorio, mai paternalistico – anzi, tutto preso a rovesciare quel solito paternalismo della tradizione – innalzandosi a inno di potenziale libertà ancora tutta da scrivere. Ecco, questo sembra essere (e speriamo che continui a essere) il cinema di Thomas Cailley: una ricerca continua di un qualche vago anelito di libertà, un sabotaggio continuo di qualsiasi ingranaggio, un rifiuto dell’adeguamento ai canoni. Un cinema libero, di cui – con tutte le imperfezioni del caso – continuiamo ad avere bisogno.
In un futuro prossimo, misteriose mutazioni trasformano gli esseri umani in ibridi animali. Émile ha solo 16 anni e vorrebbe una vita normale: la scuola, le serate con gli amici, i primi amori. Ma d’un tratto si trova a fare i conti con alcuni inaspettati cambiamenti…