Joshua Michael Stern

Genio e Giano bifronte

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Non è certo impresa facile dedicarsi alla biografia di un uomo ancora vivo; già perché, anche se il celeberrimo fondatore di Apple è scomparso ormai due anni orsono, la sua presenza non ci ha mai abbandonati, nemmeno per un istante.

È sempre stata nei tweet e negli aggiornamenti di stato degli amici con l'onnipresente "stay hungry, stay foolish" declinato in varie sfumature, dallo strappalacrime al corroborante al sarcastico; ha aleggiato sui desktop e nell'anima in silicio dei nostri computer, telefoni e tablet; si è nascosta nei meandri della libreria da ottordicimila fantastiliardi di brani che conserviamo gelosamente nell'attesa, un giorno o l'altro, di ascoltare quel disco dei Flaming Lips che una volta abbiamo scaricato, archiviato e poi subito dimenticato.

È proprio da qui, dalla rivoluzione della collezione trentennale di vinili in tasca, che inizia l'avventura di Jobs: dopo il mitico keynote dell'iPod, l'odissea nello spazio che nel 2001 cambiò per sempre le abitudini del mondo occidentale, un flashback ci riporta indietro fino agli anni di Stanford, ai viaggi in India, alla guida rapida per fricchettoni e a quel garage dove tutto ebbe inizio insieme all'altro Steve, il polacco Wozniak. La scalata che segue è accidentata, preda di grossi inciampi e di forti chiaroscuri: non sono certo gli eccessi agiografici, insomma, a costituire il limite del film.

Lo Steve Jobs  che ne esce non è un santo, nemmeno quando cammina scalzo e sussurra alla brezza come San Francesco: il genio interpretato da Ashton Kutcher (incredibile la somiglianza, ma non basta) è acuto ma antipatico, visionario ma meschino, una specie di Giano bifronte che non si fa né amare né detestare completamente.

La sceneggiatura opera scelte discutibili, obliterando dettagli personali (il trauma per l'abbandono dei genitori biologici, solo accennato) e professionali (la fondazione della Pixar) che forse avrebbero potuto concorrere a gettar luce su una figura che, altrimenti, resta in ombra nonostante gigioneggi in primo piano fin dalla locandina.

Jobs, in sostanza, lascia indifferenti e non accontenta né gli entusiasti né i detrattori del mago di Cupertino: bisognerà aspettare il suo prossimo biopic il cui script è già nelle mani di Aaron Sorkin, colui che seppe farci adorare persino quella faccia da schiaffi di Zuckerberg. Vedremo, ameremo, chissà. 

 

Jobs
Usa, 2013, 128'
Titolo originale:
id.
Regia:
Joshua Michael Stern
Sceneggiatura:
Matt Whiteley
Fotografia:
Russell Carpenter
Montaggio:
Robert Komatsu
Musica:
John Debney
Cast:
Ashton Kutcher, Dermot Mulroney, Josh Gad, Lukas Haas, Matthew Modine
Produzione:
Open Road Films, Five Star Institute, Endgame Entertainment
Distribuzione:
M2 Pictures

La vita del giovane, brillante e appassionato imprenditore Steve Jobs, co-fondatore di Apple, la cui genialità ha dato il via alla rivoluzione digitale che ha cambiato per sempre il nostro modo di vivere e comunicare.

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