Gli indifferenti di Leonardo Guerra Seràgnoli è la trasposizione (sebbene non sia la prima) del romanzo omonimo di Moravia, che nella propria opera sceglieva di comunicare questo sentimento - o assenza di sentimento, a seconda di come lo si guardi - innanzitutto per mezzo di due personaggi, i fratelli Michele e Carla, due quasi fantocci calati in una realtà spiacevole ed incapaci di ribellarvisi; inetti, e di fatto, almeno all'apparenza, insensibili.
Eppure, nel film, Michele e Carla sono forse i personaggi più passionali, gli unici motivati al cambiamento. Nulla di biasimevole, prendersi delle libertà, nell’adattamento di un’opera; se non fosse che indifferenti poi lo diventano anche loro, ma nel finale, unico dettaglio non ricalcato dalla trama del romanzo. E se l'omaggio, tramite un'accurata trasposizione, fosse il vero scopo del film, perché cambiare qualcosa di così sostanziale come i rapporti tra i personaggi, i sentimenti e le motivazioni degli stessi, tanto da portarli ad agire diversamente, nel finale? Un finale che mostra i due protagonisti opporsi definitivamente all'indifferenza di cui sono circondati, eppure li vede, fisicamente, come assenti, apatici, vuoti.
Nulla può dirsi realmente credibile - almeno non fino in fondo - nel film, a partire dalla decisione di astrarre una storia dal contesto che la motiva per riproporla in un'ambientazione contemporanea in cui perde totalmente di significato.
A eccezione dell'unica performance verosimile e convincente della giovane Beatrice Grannò, l'interpretazione, pomposa e teatrale, fa l'opposto delle intenzioni di una sceneggiatura che punta sull'indifferenza di sentimenti e rapporti - partendo, peraltro, da un'opera che è esempio eclatante di realismo - e che quindi vorrebbe, come il romanzo, personaggi passivi e pacati, trascinati dagli avvenimenti.
Le sequenze sembrano essere ordinate in lista, giustapposte senza alcuna coesione, con il risultato che nemmeno il tempo del racconto è chiaro.
A riscattare il film è il solo merito della fotografia di Gian Filippo Corticelli, capace di creare composizioni armoniose e veramente piacevoli di luci e colori, geometrie e corpi, con campi e movimenti di macchina che coerentemente mescolano, rendendone confusi i confini, personaggi e spazi, comunicando visivamente quell'idea moraviana di individui abbandonati alla passiva accettazione di un ambiente (inteso come ciò che esiste oltre i confini del proprio corpo) decisore.
L'esplorazione del contrasto tra antico e moderno, tra atemporale e puntuale - nella scenografia, nella musica, nella stessa premessa di una borghesia improvvisamente impoverita che tuttavia mira a mantenere l'apparenza della ricchezza che fu - potrebbe essere un esercizio interessante, se non si risolvesse in semplici scelte di forma, senza alcuna connotazione o simbologia che le regga, che prendono a prestito tentativi meglio riusciti del cinema contemporaneo - c’è molto, tra gli altri, del Sorrentino de La grande bellezza, non solo in quelle scene artificiose e coreografate di luci e musica ipnotizzanti, ma nella stessa antitesi tra ciò che è senza tempo e ciò che invece trova senso esclusivo nella propria collocazione cronotopica, qui e ora.
Gli indifferenti, in definitiva, non risulta in altro che un’ingannevole forma, attraente ed elegante, puro esercizio stilistico che cela un vuoto sostanziale, e che nulla ha da dire - o, se lo ha, fatica a trasmetterlo.
La famiglia romanda Ardengo che da anni vive al di sopra delle proprie possibilità economiche. La vedova Mariagrazia e i suoi due figli, Michele e Carla, non intendono abbandonare la vita da benestanti e per questo motivo si trovano ad accettare alcuni prestiti da parte di Leo Merumeci, amante di Mariagrazia e manager tuttofare privo di scrupoli. Michele, anche grazie all'aiuto di Lisa, un’amica di famiglia con la quale ha una relazione, si accorge che dietro l'apparente generosità di Leo, si nasconde un obbiettivo preciso, quello d'impossessarsi dell’attico di famiglia, l'ultimo bene rimasto. Mariagrazia è troppo coinvolta sentimentalmente da Leo per appoggiare suo figlio. Nel frattempo Leo cerca di sedurre l'appena diciottenne Carla, che si troverà così in mano il destino della sua famiglia rimasta fino a quel momento indifferente a ciò che la circondava.