Da Torino a Roma; da Roma a Napoli. E poi ancora oltre, proseguendo nella discesa nel Sud d'Italia. Due ragazzi, Paolo e Mia, due realtà differenti, due diversi modi di reagire alla vita e un identico senso d’inadeguatezza alle convenzioni sociali.
All’opera seconda, Mollo gira un road movie che delinea poco alla volta due figure complesse e sfaccettate, due personaggi a loro modo tridimensionali. Paolo esce dalla rottura con il suo compagno dopo otto anni di relazione, troppo difficile concepire un'idea di famiglia che accetti di sfidare gli standard sociali consolidati. Sul luogo di lavoro, fuma una sigaretta con alle spalle la gigantografia pubblicitaria di una tipica famiglia felice composta da marito, moglie e figli… Il simbolismo è fin troppo esplicito: ecco cosa la società intende per famiglia, ecco ciò a cui Paolo non sa adeguarsi.
Sarà proprio il viaggio a fargli mettere in discussione, suo malgrado, le convinzioni - e le paure - che lo bloccano. La fatalità che lo porta ad affrontare il tragitto che da Torino lo porterà in Calabria (meta finale dove ovviamente avverrà quella rottura degli schemi mentali che lo ingabbiano) scaturisce dall’incontro con Mia, ragazza estroversa, noncurante delle regole e dei doveri sociali, vivace e vorace della vita. E se buona parte del racconto ruota attorno al dualismo fra ciò che è considerato “secondo natura” e ciò che invece si suppone essere “contro”, proprio grazie a Mia, figura fondamentale da un punto di vista narrativo e morale, il film amplia lo sguardo fino a comprendere, più in generale, la relazione fra i generi e quella fra individuo e società, con le costrizioni, le tradizioni, le convenzioni, le accettazioni.
Come nel film precedente di Mollo, Il sud è niente, il Meridione resta un luogo atemporale, dove proprio le convenzioni sociali si radicalizzano ed estremizzano, dove la diversità viene additata. Paolo e Mia, semplicemente attraversando il paese a piedi, cadono sotto lo sguardo inquisitorio degli abitanti perché i loro vestiti sgargianti emergono contro il nero dominante negli abiti dei locali sottolineando la loro alterità. Ancora una volta il simbolismo del film è diretto, non mediato.
Entrambi, Mia e Paolo, sono a loro modo entrambi diversi: il film li segue, li osserva, li posiziona dentro un mondo dalle chiare coordinate geografiche e sociali, tanto al Nord quanto al Sud, facendo risaltare la loro solitudine, la loro unicità ma affermando anche, con determinazione, il loro diritto a essere altri.
Essere genitore fa parte della natura dell'essere umano. E non esserlo? Cosa è naturale e cosa contro natura?