Marco Berger

L'amante dell'astronauta

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Basterebbe una semplice prova empirica per comprendere come Un ragazzo, tre ragazze (grave il tradimento del titolo originale, Conte d’été, «Racconto d’estate») di Éric Rohmer sia uno dei film più importanti degli ultimi trent’anni. La sospensione dell’esistenza nel limbo quasi atemporale del disimpegno estivo e la paradossale logica combinatoria del caso, che manipola i sentimenti spingendoli verso direzioni impreviste, continuano a essere ripresentate e riproposte a ogni latitudine. Basti pensare, pescando solo tra gli esempi più recenti, a buona parte della produzione di Guillaume Brac, a Sakuko sulla riva di Kōji Fukada, alla compenetrazione di tensione metafisica e romantica che anima Il cielo brucia di Christian Petzold o ad Outside Noise dell’apolide Ted Fendt.

Giunge buon ultimo ad arricchire questa collezione di titoli anche L’amante dell’astronauta, quasi una rilettura queer di Un ragazzo, tre ragazze. Il primo film di Berger a varcare la soglia della regolare distribuzione italiana, infatti, si ambienta anch’esso nell’orizzonte sospeso delle vacanze estive. Il protagonista Pedro (Javier Orán) torna temporaneamente dalla Spagna, dove vive e lavora, in Argentina, dove ha invece passato l’adolescenza, per soggiornare nella casa dell’amico Lucas (Iván Masliah). Qui rincontra il vecchio compagno di scuola Maxi (Lautaro Bettoni), col quale ristabilisce sin da subito l’antica complicità. Parlano di tutto (di cinema, da Die Hard – Trappola di cristallo a 2001: Odissea nello spazio, di Mozart, persino della Merda d’artista di Manzoni), passano parecchio tempo insieme isolandosi dagli altri e, in breve tempo, iniziano una sorta di divertito gioco di ruolo: Maxi, etero e ancora scottato dal tradimento di Sabrina (Mora Arenillas), propone a Pedro, gay e single, di fingere di essere diventati una coppia. Il suo obiettivo, in fondo, è quello d’ingelosire Sabrina, ma la loro così trasparente sintonia finisce per ingannare anche tutti i loro amici, fatta eccezione forse per la scaltra Lula (Ailín Salas). Fino a quando, inevitabilmente, le leggi dell’attrazione impongono la loro autorità.

Di fronte a un film come L’amante dell’astronauta (allo spettatore il piacere di conoscere le ragioni del titolo), il rischio è di cadere nelle trappole di molta critica e ingabbiarlo nelle pastoie dell’univoca interpretazione di gender. Operazione di per sé sacrosanta e inevitabile, ma spesso ingiustamente esclusivistica. Perché nel cinema di Berger, come per esempio in quello di Andrew Haigh, non c’è nessuno scontro didascalico tra figure marginali e una società chiusa nei suoi retrogradi convincimenti. Al contrario, c’è la capacità di raccontare la forza universale e a volte struggente dell’amore e del desiderio. Sic et simpliciter.

Non fa eccezione L’amante dell’astronauta. Un film iperdialogato, immune da tentazioni liriche e contraddistinto da un linguaggio essenziale. Come sempre, d’altronde, in Berger: basti guardare al modo in cui cristallizza la passione e il sentimento mettendo in relazione gli spazi e i personaggi in campo medio. L’onnipresenza degli scenari naturali (il mare, la spiaggia, il bosco del finale) e la distanza dai centri urbani non hanno alcuna configurazione simbolica e non trasmettono alcun senso di malinconia o di emarginazione autoimposta. Al contrario, sembrano quasi offrire un argine temporaneo a una passione che cresce lenta e incontrollabile, assecondando i pigri ritmi mentali di Pedro e l’ambiguità e le improvvise dolcezze di Maxi.

Così, ecco che il ritmo della narrazione asseconda i dubbi, l’inquietudine trattenuta, la progressiva emersione dei sedimenti del passato che si manifestano in uno spaziotempo indefinito, solare e privo di ombre. Il luogo della libertà infantile, certo, ma anche una sorta di epicentro in grado di far conflagrare tutti i filtri e le barriere regolate dal diaframma emotivo dei protagonisti. Togliendo al film ogni tensione melodrammatica per trasformarlo in una tranche de vie colta nel fluire imprevedibile dell’esistenza.


 

L'amante dell'astronauta
Argentina, Spagna, 2024, 116'
Titolo originale:
Los amantes astronautas
Regia:
Marco Berger
Sceneggiatura:
Marco Berger
Fotografia:
Mariano De Rosa
Montaggio:
Marco Berger
Musica:
Violeta Castillo, Antonella Luz Criscione
Cast:
Ailín Salas, Lautaro Bettoni, Javier Orán, Mora Arenillas, Iván Masliah, Camila del Campo
Produzione:
Mr Miyagi Films, Sombracine
Distribuzione:
Circuito Cinema

Durante un’estate al mare, Pedro, apertamente gay, e Maxi, etero e single, iniziano un’amicizia affettuosa che stupisce tutti i loro amici. Pedro e Maxi giocano a fare i fidanzati ma, poco a poco, i due cascano nella stessa rete che hanno lanciato, e la pulsione sessuale diventa desiderio irresistibile...

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