Prodotto da Netflix, L’ultimo paradiso è il secondo lavoro da regista di Rocco Ricciardulli. Ispirato a una storia vera e scritto insieme con Riccardo Scamarcio, anche produttore oltre che protagonista, il film ripercorre le ingiustizie di un Mezzogiorno arretrato e vessato dalle angherie dei proprietari terrieri. Tra questi Cumpà Schettino (Antonio Gerardi), il terribile padre padrone, abituato a prendere ciò che vuole e a farsi le leggi da sé, tanto che viene chiamato “u sindaco”. Difficile non rivedere, in questo Sud arcaico e feudale, l’Italia dell’oggi, del Meridione agricolo in mano al caporalato e della manodopera immigrata ridotta in schiavitù.
Nel raccontare una storia che viene dal passato il film sfiora da vicino la contemporaneità, soprattutto nello spirito libertario di Ciccio Paradiso (Riccardo Scamarcio) contadino ribelle e imperterrito sciupafemmine, che si mette in bocca discorsi da lotta di classe. I suoi sentimenti sono puri, quasi ingenui, così come l’amore che prova per Bianca (Gaia Bermani Amaral), che per Ciccio rappresenta il sogno di una realtà migliore, più equa e più bella.
In un mondo dove la donna è una proprietà come la terra, Bianca è un personaggio moderno che rifiuta il recinto di casa propria così come quello imposto dalla mentalità retrograda e maschilista del delitto d’onore. Un’atavica tradizione, contemplata dall’articolo 587 del codice penale, secondo cui il corpo della moglie, figlia o sorella appartiene all’uomo, che in quanto tale deve salvaguardarne l’onore, e che è stata abrogata solo nel 1981. Ma Bianca è anche la figlia di Cumpà Schettino. Quello tra lei e Ciccio è un amore impossibile fin dall’inizio, che trova spazio solo nei barlumi di gioia di un pomeriggio passato a vagheggiare un altro paese, un’altra vita, un'altra cultura sulle note di una canzone francese che fa venir voglia di andare a Parigi.
Forse è questo l’ultimo paradiso, l’estremo sogno di un mondo rurale che ricorda l’infanzia, in cui da piccoli si impara a fare le orecchiette insieme alla nonna e da grandi si sogna di emigrare lontano. Qualcuno che se n’è andato davvero, in effetti, c’è: è Antonio, fratello gemello di Ciccio. Interpretato sempre da Scamarcio, la sua comparsa inattesa dà una svolta alla trama, oltre che una seconda interpretazione al titolo del film, questa volta con la P maiuscola. Antonio Paradiso è l’altra anima dell’Italia del dopoguerra: fuggito dal luogo in cui è nato per lavorare nel Nord benestante e industrializzato, è diventato direttore di fabbrica a Trieste e sta per sposarsi con la figlia del proprietario. Ma anche il Settentrione apparentemente ricco e progredito nasconde una profonda ingiustizia sociale, soprattutto nei confronti della classe operaia, e il metalmeccanico mutilato dalle macchine condivide lo stesso triste destino del mezzadro pugliese.
Ricciardulli, di origini lucane, mette in scena un dramma contadino tratto da un vecchio racconto della madre, una storia che diventa universale nel narrare la scelta che tanti hanno fatto o fanno tuttora: lasciare la terra natia per trovare un lavoro e una vita migliore. La regia, pulita e incalzata dalla colonna sonora, è funzionale alla narrazione e il sottofondo politico, rimane, appunto, un sottofondo. Ciò che emerge in modo preponderante è la passione, l’amore. L’amore per la donna, che è speranza di un altro mondo. L’amore per la propria terra ma anche, e prima di tutto, quello per la libertà. Libertà che, come viene detto a un certo punto, “non morirà mai”.
Ed è Antonio a portare avanti il sogno del fratello, cui somiglia non solo nell’aspetto, ma anche nel sangue indomito che gli scorre nelle vene. Tornato nel suo paese d’origine dopo aver rinunciato a una vita agiata e ormai già stabilita, è lui a siglare il compimento definitivo di questa favola meridionale, con tanto di principe e principessa, in un finale enigmatico quanto simbolico. Ecco, forse è questo l’ultimo angolo di paradiso.
Sud Italia, 1958. Ciccio, agricoltore 40enne, è sposato con Lucia e ha un figlio. Il sogno dell'uomo è quello di riuscire, un giorno, a cambiare le cose nel suo paese, di modo che i più deboli non vengano più sfruttati. Ciccio è segretamente infatuato di Bianca, figlia di Cumpà Schettino, un proprietario terriero che sfrutta i suoi contadini. L'agricoltore desidererebbe scappare con Bianca, ma quando Cumpà Schettino scopre la relazione decide di fargliela pagare.