Che si stia entrando in un nuovo mondo, sociale, etico, multietnico – almeno per quanto concerne le metropoli – ce lo conferma anche questo giallo-rosa che più parigino non si può, a partire dall'ambientazione per finire allo stile del racconto.
La Padrina – Parigi ha una nuova regina è un film di Jean-Paul Salomé (gli andanti Belfagor, Arsène Lupin, il solido Female Agents, il curioso Io faccio il morto), tratto da un superpremiato giallo (un polar) di Hannelore Cayre dal titolo in originale La daronne (Grand Prix de la littérature policière, 2017, ma allori anche in Usa e GB) e tradotto in Italia dai tipi de Le Assassine come La bugiarda.
Patience (si chiama così perché nata a 10 mesi) Portefeux la conosciamo mentre lavora per la polizia come traduttrice dall'arabo. Vedova da tanto (il marito mezzo avventuriero morì «di infarto davanti a una caesar salad»), interprete efficiente benché annoiata («traduco scemenze di piccoli spacciatori patetici»), nonché amante del commissario Philippe, con due (splendide) figlie adolescenti e una madre un po' svampita da mantenere in una troppo costosa residenza-clinica per anziani. Un giorno si trova a tradurre le intercettazioni concernenti un ingente traffico di hascish dal Marocco alla Francia, nascosto in un camion di frutta e verdura guidato nientemeno che dal figlio della bravissima donna che accudisce la madre. Che fare? Come intervenire a proteggere il corriere spiato? Ma soprattutto: perché non impadronirsi del carico “per uso personale”, mentendo ai datori di lavoro e trasformandosi in una trafficante-spacciatrice professionale? Potrebbe essere la svolta di una vita troppo a saliscendi.
Se la trama qui sintetizzata (questo è ovviamente solo l'inizio di una avventura sempre più complicata, tra travestimenti, tradimenti, inseguimenti e qualche sparatoria) appare sin troppo semplice e niente di speciale, in realtà la polpa del film nasconde ben altre succosità.
Innanzitutto, ci dice quanto i confini della moralità contemporanea corrente si siano spostati e non è cosa scontata. In una Parigi dove la popolazione è ormai un miscuglio fermentante di etnie e ceti sociali (qui si intrecciano arabi, cinesi, europei tutti indaffarati nello sfangare la dura vita quotidiana e qualche motto razzista è riservato solo al tassista rognoso di turno), con le regole e la prassi della legge e delle sue forze ormai troppo in ritardo rispetto agli orizzonti sociali, noi siamo propensi a parteggiare per la minuta Patience che, dietro alle pose della “sciuretta” tutta sapidità e savoir vivre, nasconde una super mente criminale di raffinata genialità (del resto, come dice al suo irreprensibile commissario/amante, «la mia famiglia ha fatto cose che tu non approveresti») e brillante spirito pratico. Come peraltro tutte le donne che qui stradominano un mondo solo apparentemente gestito dai maschi. La magrebina Khadidja, la cinese Madame Fo e appunto l'ariana Patience sanno muoversi senza scrupoli e timori superflui nella società e sfruttano le situazioni al meglio, senza che il maschietto di turno intuisca di essere sostanzialmente solo un tracotante burattino manipolabile.
Insomma un gaiamente amorale poliziesco con humour che fornisce a Isabelle Huppert (affiancata da un Hippolyte Girardot opportunamente dimesso) il destro per un altro dei suoi personaggi moderni e saporosi di una galleria inimitabilmente originale, tutti costruiti con eleganza e l'attenzione minuta ai sottili cambi di espressione che la rendono, a dispetto di un fisichino minuto da scricciolo chic, una vera dominatrice della scena, adatta per ogni tipo di spettacolo, con predilezione – be', non qui – per quelli più disturbanti.
Patience (Isabelle Huppert), traduttrice specializzata in intercettazioni telefoniche per la squadra antidroga, frustrata e annoiata da un lavoro duro e mal pagato, durante un’intercettazione viene a conoscenza dei traffici poco raccomandabili del figlio di una donna a lei cara. Decide così di dare una svolta alla sua vita e intrufolarsi nella rete dei trafficanti, per proteggere il giovane. Quando si trova tra le mani un grosso carico di droga, non si fa sfuggire l’occasione e diventa La Padrina, una “trafficante all’ingrosso”. Fa esperienza sul campo e poi… riporta tutte le informazioni in ufficio al servizio della sua squadra!