Gianluca Jodice

Le Déluge: Gli ultimi giorni di Maria Antonietta

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«È il 1792, a Parigi, Luigi XVI e sua moglie Maria Antonietta vengono arrestati e condotti nelle prigioni della Torre del Tempio. […] La cronaca di questa prigionia è liberamente ricostruita a partire dai diari di Cléry, il valletto del re che rimase con lui fino alla fine».

È con questa didascalia che si apre Le Déluge – Gli ultimi giorni di Maria Antonietta, il secondo lungometraggio di Gianluca Jodice. Il che renderebbe quasi pleonastico riassumere la vicenda: Luigi XVI (Guillaume Canet) e la moglie Maria Antonietta (Mélanie Laurent) sono stati condannati dall’Assemblée nationale législative alla reclusione nel complesso fortificato della Torre del Tempio, a nord di Parigi. Con loro, i figli Luigi-Carlo (Vidal Arzoni) e Maria Teresa Carlotta (Anouk Darwin Homewood), la sorella del sovrano Elisabetta di Borbone-Francia (Aurore Broutin), lo stesso Jean-Baptiste Cléry (Fabrizio Rongione) e Maria Teresa Luisa di Savoia-Carignano (Roxane Duran), intima amica della regina, che però viene presto trasferita alla Petite Force. Accolti dal Procuratore della Comune di Parigi Pierre-Louis Manuel (Tom Hudson) e trattati con severità dalla guardia rivoluzionaria Henri (Hugo Dillon), attendono che la Convention nationale emetta il verdetto sulla loro sorte, mentre fuori la città è in tumulto e il popolo teme che i fermenti controrivoluzionari possano ristabilire lo status quo. La proclamazione della Prima Repubblica francese, il 21 settembre 1792, sancisce la fine dell’Ancien Régime e segna irreversibilmente il destino dei reali.

Bastano queste poche righe di sinossi per evidenziare alcune delle riflessioni che emergono dalla visione, quasi tutte già molto chiare a buona parte degli spettatori: il crollo di un sistema all’apparenza immutabile, la fragilità del potere, il confronto tra l’immagine pubblica e simbolica dei regnanti (i popolani che si fanno beffe delle presunte capacità taumaturgiche del cristianissimo sovrano) e la loro vulnerabilità che si manifesta con una sorta di trasformazione fisica (la barba ispida per Luigi XVI, le occhiaie e il viso spossato di Maria Antonietta), la discrasia tra giustizia e vendetta (incarnata dai dubbi “garantisti” espressi da Manuel), l’irrilevanza dei singoli di fronte alla tempesta dei grandi sconvolgimenti storici. Mentre il titolo originale (letteralmente «il diluvio», riferibile anche al diluvio universale) denota una connotazione biblica e apocalittica che diventa chiave interpretativa della Storia.

Come nel precedente Il cattivo poeta, Jodice delinea uno spazio eterotopico, separato dalla realtà ma a essa profondamente intrecciato, per mostrare un mondo al collasso. Ridotti a maschere di cera e sottoposti ai continui sguardi dei sorveglianti, i reali di Francia diventano figure da museo più simili a ombre (o fantasmi) che a personaggi in carne e ossa. Ed è proprio attraverso la profanazione del loro corpo (a cui Maria Antonietta va incontro più per spirito di conservazione che per devozione sacrificale) che simbolicamente avviene il ribaltamento dell’ordine simbolico (i tre capitoli in cui è diviso il film s’intitolano non a caso, Gli deiGli uomini I morti).

Il regista mostra di aver letto o comunque introiettato tanta buona saggistica sul tema (specie un capolavoro come I due corpi del re di Kantorowicz) e sfoggia notevole intelligenza quando riflette sulle modalità di rappresentazione del potere con una prospettiva radicalmente diversa dallo Scurati della tetralogia mussoliniana (curiosa l’uscita del quarto volume quasi in concomitanza con Le Déluge) e più vicina invece alla lente metastorica di certi grandi romanzieri novecenteschi del Sud come Vincenzo Consolo. Il problema è che, fin dall’inizio, tutto sembra essere già dato, chiuso in meccanismo tautologico, dove ogni cosa – a partire dalla fotografia di Daniele Ciprì – ribadisce la scontata inerzia di un gioco di specchi in cui le sorti sono predeterminate. Più curioso, forse, sarebbe cercare d’inquadrare il film in una specie di chiave high concept (è co-prodotto da Matteo Rovere e Paolo Sorrentino, per il quale Jodice ha girato un documentario dietro le quinte di La grande bellezza), inserendolo in un solco che – scavato proprio da Sorrentino (e la corte di rivoluzionari che assiste agli ultimi saluti tra i reali come un coro greco sembra provenire direttamente da Loro 2) – sta portando il cinema italiano a rappresentare la Storia in una chiave ludica (si veda la serie di Joe Wright tratta proprio dal primo dei quattro romanzi di Scurati), mimetico-spettacolare (Comandante di De Angelis) o cercando di conciliare queste due anime. Com’è, per l’appunto, il caso di Le Déluge.


 

Le Déluge: Gli ultimi giorni di Maria Antonietta
Italia, Francia, 2024, 101'
Titolo originale:
Le Déluge
Regia:
Gianluca Jodice
Sceneggiatura:
Filippo Gravino, Gianluca Jodice
Fotografia:
Daniele Ciprì
Montaggio:
Giuseppe Trepiccione
Musica:
Fabio Massimo Capogrosso
Cast:
Guillaume Canet, Mélanie Laurent, Aurore Broutin, Hugo Dillon, Fabrizio Rongione, Anouk Darwin Homewood, Vidal Arzoni, Tom Hudson, Roxane Duran, Jérôme Chappatte
Produzione:
Ascent Film, Rai CInema, Adler Entertainment, Quad
Distribuzione:
Bim Distribuzione

1792, Francia. Luigi XVI e Maria Antonietta vengono condotti alla Tour du Temple dove verranno rinchiusi in attesa del processo che li condannerà a morte.

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