Albert Serra

Pomeriggi di solitudine

film review top image

La tauromachia fa parte della storia della civiltà umana da parecchi millenni. Come evento sacrale, sociale e spettacolare, ne abbiamo solide tracce già nella civiltà Minoica, trasmesse poi a quella Greca e infine alla millenaria civiltà dell’antica Roma. Ma è nella Spagna del XVIII secolo che la tauromachia rinasce come la vediamo oggi, nei suoi set (le Plaza de toros) e nelle sue regole.

Albert Serra, regista spagnolo poco conosciuto da noi, esordisce nel campo del documentario, con un lavoro dedicato a uno dei giovani toreri più celebrati in questi anni, il peruviano Andrés Roca Rey. Serra non aveva mai avuto il desiderio di cimentarsi con questo genere, ma dopo anni di insistenze di amici e produttori, ha cercato di capire quale potesse essere un argomento che valesse la pena di raccontare. La decisione è caduta infine sulla tauromachia e su un personaggio che in qualche modo si allontana dall’iconografia classica, rude e machista, del torero. Roca Rey, infatti, è un giovane di bell’aspetto, vagamente somigliante a Tom Cruise, che non nasconde i suoi momenti di debolezza se non di paura, ben lontano dal prototipo di un Dominguín o di un Manolete, due dei più celebri toreri della storia.

Fin dalle prime immagini, Serra ci fa capire che il suo ritratto della corrida è lontano dall’agiografia partecipe di un Ernest Hemingway che nel 1932 dedicò a questo mondo il saggio “Morte nel pomeriggio”. Un titolo a cui occhieggia quello del documentario che in realtà è più interessato a rappresentare i timori, le paure e le solitudini che accompagnano sia il torero ma anche il povero animale ad un incontro dove il pareggio non esiste e dove la paura non è quella per parare o meno un calcio di rigore, ma di perdere la propria vita. La prima lunga inquadratura è dedicata all’ultima alba di un toro che con i suoi ansimi forse già presagisce l’addio alla vita. Subito dopo assistiamo al ritorno in hotel del torero con i segni del cruento scontro e comprendiamo che era davvero l’ultima alba del toro. Dal punto di vista della regia, Serra ha deciso di affidarsi ad inquadrature strette sui protagonisti del duello, sottolineate da effetti sonori che non lesinano neppure un piccolo respiro. Non ci sono interviste nel film ma solo squarci di dialoghi tra il torero e la sua squadra. Anche il pubblico ha un ruolo come immagine inesistente, lo si percepisce come fuoricampo sonoro a commentare le fasi più drammatiche del duello. Non c’è ritualità, né sacralità, nel lavoro di Serra, se non in alcuni momenti in cui si percepisce la devozione mariana del torero nei suoi gesti rituali per chiedere la protezione alla Madonna, oltre ad indossare sempre una preziosa catenina. Il fulcro della regia di Serra si basa sugli sguardi che toro e torero si scambiano nelle loro danze ravvicinate, fino a diventare elemento fondante del combattimento. Lo sguardo è un’arma puntata sull’avversario; chi ce l’ha più intenso e dominante ha la vittoria in pugno, ricordando in qualche modo quanto fatto da Sergio Leone nei suoi celebri duelli. Serra ci regala infine un momento in cui sembra riallacciarsi al suo film La mort de Louis XIV, in cui un medico al capezzale del Re Sole declama la stessa battuta di un collaboratore di Roca Rey: “la prossima volta faremo meglio”. Altro momento di raccordo con il periodo del Re Sole è quando il suo assistente, quasi con violenza, gli stringe gli abiti per la corrida, allo stesso modo con cui si sistemavano abiti e corpetti alle damine del Settecento.

Guardare un film come questo fa pendolare il giudizio tra l’ammirazione per uno spettacolo unico e fondante della cultura spagnola e l’orrore per il cruento sacrificio dei tori, e talvolta anche dei toreri. In un’intervista, Serra dichiara pilatescamente che approva la corrida al 50%. Forse è davvero così, ma sa evidenziare in modo magistrale il terrore negli occhi del torero quando viene sorpreso dal suo antagonista, ma soprattutto il racconto visivo degli ultimi spasmi dei tori agonizzanti, protagonisti loro malgrado.


 

Pomeriggi di solitudine
Spagna, Francia, Portogallo, 2025, 125'
Titolo originale:
Tardes de soledad
Regia:
Albert Serra
Sceneggiatura:
Albert Serra
Fotografia:
Artur Tort
Montaggio:
Albert Serra, Artur Tort
Musica:
Ferran Font, Marc Verdaguer
Produzione:
LaCima Producciones, 3Cat, A Contracorriente Films, Andergraun Films, ICEC, ICAA, RTVE, Rosa Filmes, RTP, Tardes de Soledad
Distribuzione:
Movies Inspired

Un'intensa immersione nella vita di Andrés Roca Rey, stella della corrida e figura emblematica dell’arena moderna, capace di affascinare e dividere il pubblico.
Seguendolo nell'arco di una giornata, dal momento in cui indossa l'abito tradizionale fino a quando si spoglia al termine dell’agone, il film restituisce un ritratto intimo e potente del torero peruviano.

poster


TRAILER