Emmanuel Carrere

Tra due mondi

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Marianne Winckler, donna disoccupata, fresca di divorzio, si presenta all'ufficio di collocamento di Ouistreham – il piccolo comune portuale nel Nord della Francia da cui partono i collegamenti per Portsmouth che dà il titolo originale al film – e viene assunta, dopo non poche difficoltà, come donna delle pulizie sul traghetto che attraversa lo stretto della Manica. Questa donna finge di essere chi non è. Marianne non è infatti in cerca di lavoro ma è una scrittrice affermata che, dopo aver deciso di scrivere un libro sulla situazione lavorativa precaria francese, vuole calarsi nei panni di inserviente addetta ai servizi di pulizia per indagare una realtà che presume sporca, alienante, disumana.

Tra due mondi prende le mosse dal libro inchiesta Le quai de Ouistreham della giornalista Florence Aubenas e rappresenta il ritorno alla regia di Emmanuel Carrère dopo Lamore sospetto (2005) – esordio nel lungometraggio narrativo – e il documentario Retour à Kotelnitch (2003). Carrère, scrittore di romanzi come Lavversario Limonov e innovatore della non fiction letteraria, fa propria qui un'inchiesta giornalistica che, in principio, sembrerebbe diventare un film sociale, con una certa volontà di militanza, sulla scia della trilogia sul lavoro di Stéphane Brizé, ma che si rivela anche - e forse soprattutto - altro.



Juliette Binoche, ineccepibile nel ruolo di Marianne, si presenta – senza trucco – per dare corpo alla protagonista e al suo tentativo di entrare in contatto, sotto falsa identità, con il mondo del lavoro precario senza difese sindacali e senza sussidi, dove si può essere licenziati da un momento all’altro. ”Voglio rendere visibili, gli invisibili", afferma Marianne. Ed è quello che cerca di fare condividendo la vita di chi deve fare i conti con la disoccupazione e la povertà, mossa dalla ferma volontà di toccare con mano ‘la crisi’, di documentarsi dal vero calandosi nella quotidianità di quel 12% di lavoratori la cui vita è condizionata dallo stato di precari. Lo fa portando la finzione fino in fondo, raggiungendo un grado di profonda intimità con le lavoratrici (quasi tutte attrici non professioniste), soprattutto con Christèle (la bravissima Hélène Lambert), madre single, temprata dalle necessità della vita.

Ma i film di Carrère – così come i suoi romanzi – non sono quello che dicono di essere. E così Tra due mondi si fa terreno per una riflessione sul ruolo dello scrittore e sul rapporto tra realtà e finzione molto più che mera indagine sociale. È la stessa Juliette Binoche – e il personaggio filmico che rappresenta – l'escamotage finzionale che lavora su piani differenti: la voce fuori campo di Marianne riflette, a più riprese, sulla ragionevolezza del suo stesso agire, sull'integrità del suo lavoro di inchiesta  ("Quello che voglio raccontare è più forte del dubbio"). Ancora, la scelta stessa di utilizzare un'attrice professionista e famosa come Binoche (fama letteralmente vuol dire ‘diceria’, a sua volta da far ‘parlare’) porta con sé una simulazione evidente: la sua esperienza attoriale produce un affetto di dissonanza e maniera, seppur spontanea, rispetto alle altre attrici (non professioniste scelte attraverso un lungo workshop).

Nella scena iniziale, per esempio, una giovane operaia implora con veemenza un sussidio che non le verrà concesso; Marianne la osserva, la studia, pacata, sottolineando con il suo atteggiamento distaccato come il suo stato sia diverso, non quello caratterizzato dall’urgenza e dalla necessità ma quello di chi sa - perché può - aspettare. Allo stesso modo, quando fingendo di avere bisogno di un’auto accetta da una collega il prestito di un mezzo alquanto malconcio, si lascia scappare una battuta sul cambiamento climatico alla quale le compagne reagiscono restando attonite.

Quanto è legittimo diventare un’altra persona e raccontare una menzogna eticamente giusta? Emmanuel Carrère è intrinsecamente attratto dalla natura ambivalente di questo personaggio, dal suo recitare una parte, da un giornalismo di inchiesta che passa anche attraverso un mascheramento del proprio io: in Tra due mondi il punto di vista è quello di chi ha scelto di diventare portavoce di un’ingiustizia sociale conservando il proprio status quo, pur provando imbarazzo per quella che è, di fatto, una messa in scena. Carrère ci porta, come suo solito, a essere dei funamboli, in un’oscillazione continua che ci conduce a riflettere se l’operazione – di Marianne ma anche del film – sia moralmente lecita o meno.

Tra due mondi
Francia, 2021, 106'
Titolo originale:
Le Quai de Ouistreham
Regia:
Emmanuel Carrere
Sceneggiatura:
Emmanuel Carrere
Fotografia:
Patrick Blossier
Montaggio:
Albertine Lastera
Musica:
Mathieu Lamboley
Cast:
Juliette Binoche, Hélène Lambert, Louise Pociecka, Steve Papagiannis, Aude Ruyter, Jérémy Lechevallier, Kévin Maspimby, Faïçal Zoua, Arnaud Duval, Didier Pupin, Léa Carne
Produzione:
Ciné France Studios, Curiosa Films, France Télévision Distribution
Distribuzione:
Teodora Film

Marianne è una scrittrice affermata che per preparare un libro sul lavoro precario: senza rivelare la propria identità, si presenta all’ufficio di collocamento e viene assunta come donna delle pulizie sul traghetto che attraversa la Manica. Riesce così a toccare con mano i ritmi massacranti e le umiliazioni che affronta chi è costretto a quella vita, ma anche l’incrollabile solidarietà che unisce le sue compagne, tra cui spicca Christèle, madre single che non si dà mai per vinta. La vera identità di Marianne, però, non può restare nascosta per sempre… 

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