Il nome di Tomm Moore rischiava di rimanere sconosciuto ai più, almeno in Italia. Tant’è che, mentre da noi La canzone del mare (2014) è arrivato in sordina con due anni di ritardo, lo straordinario esordio The Secret of Kells (2009, diretto insieme a Nora Twomey) purtroppo risulta ancora inedito. Ben venga quindi, almeno per una volta, la distribuzione in contemporanea mondiale di Wolfwalkers - Il popolo dei lupi direttamente sulla piattaforma streaming Apple TV+, dopo un breve passaggio nelle sale del Regno Unito lo scorso ottobre. Per scoprire finalmente uno sguardo sull’animazione unico e prezioso, lontano dalle mode e dalle tentazioni, in grado di trasformare l’aderenza a uno stile bidimensionale nello strumento privilegiato per aprirsi a profondità inaudite, tanto nei contenuti quanto su un piano prettamente estetico e visivo.
Scritto da Will Collins a partire da un evento realmente accaduto (lo sterminio dei lupi in Irlanda nel XVII secolo da parte degli inglesi), in Wolfwalkers - Il popolo dei lupi è facile ritrovare alcune delle ossessioni di Moore (stavolta affiancato in cabina di regia da Ross Stewart): l’attaccamento alle tradizioni e al folklore della propria terra, l’adolescenza come momento fondamentale per la formazione dell’individuo, il cambiamento come fattore necessario per la scoperta e l’accettazione di sé.
La storia è quella della giovane Robyn, figlia di un rinomato cacciatore di lupi nella Kilkenny del 1650 che non vede l’ora di poter seguire le orme del padre ma che, una volta avventuratasi nei boschi fuori dalle mura della città, stringe amicizia con Meth, una misteriosa ragazza che si rivelerà essere una wolfwalker: il suo potere è infatti quello di trasformarsi in lupo durante il sonno, con il rischio però di venire uccisa, oltre che dal padre di Robyn, anche da Lord Protector, lo spietato governatore della città.
Al terzo film, l’apparato visivo messo in scena da Moore non smette di stupire: la sua composizione dell’inquadratura è un mosaico di geometrie che trasformano l’essenzialità in poesia, rivendicando con convinzione la scelta della bidimensionalità di un’animazione volutamente sporca e piena di graffi, ma lontanissima dalla freddezza di un esercizio di stile calcolato a tavolino. Un atteggiamento in netta controtendenza rispetto ai canoni raggiunti dal digitale, per ricordare non soltanto che l’animazione tradizionale è tutt’altro che sorpassata, ma anche che il candore e l’immediatezza possono ancora essere un mezzo insostituibile per arrivare al cuore e agli occhi dello spettatore. Proprio la semplicità, infatti, sembra essere uno degli obiettivi principali del film: la narrazione basica e lineare, vicina a quella dei classici Disney dei tempi che furono e lontanissima da quella - ben più strutturata e complessa - di La canzone del mare, potrebbe persino insospettire lo spettatore memore dei precedenti lavori di Moore.
Inoltre manca, o quantomeno è presente in quantità minore, anche quel mare magnum di invenzioni e rarefazioni visive proprio di The Secret of Kells, mentre mai come stavolta lo spirito si fa vicino a quello ecologista e ambientalista dello Studio Ghibli di Miyazaki: ma sarebbe bello smettere finalmente di cercare l’esclusività a tutti i costi e imparare a godere della spontaneità di un film capace di parlare in egual misura a grandi e piccoli, regalando sequenze di enorme impatto emotivo come la corsa notturna nella foresta sulle note di Running with the Wolves di Aurora.
E allora il cuore del film diventano proprio i momenti in cui la piccola Robyn ottiene da Meth il potere dei wolfwalkers: si cresce e si impara a vivere solamente quando si riesce ad aprirsi all’altro, trasformandosi in ciò che si teme e che si vorrebbe distruggere, per imparare che tutta la vita è un continuo percorso di cambiamento.
Non è un caso quindi che le parole più usate qui sopra, semplicità e trasformazione, siano anche quelle che oggi fanno più paura: la prima al critico, la seconda all’uomo.
Robyn, una giovane apprendista cacciatrice, viene con suo padre, per cacciare l’ultimo branco. Ma quando Robyn salva Meth (una ragazza nativa selvaggia che di notte diventa un lupo) inizia la loro amicizia, e la porta a scoprire il mondo dei Wolfwalker e la trasforma in ciò che suo padre ha il compito di distruggere.