Berlino, 1945. Nelly è stata una cantante, una moglie, una donna felice. Nelly è stata, prima dei campi di concentramento. Ora è una sopravvissuta, una donna sfigurata che deve ritrovare il suo posto nel mondo.
L’amica Lene cerca di pianificare il suo reinserimento: una casa accogliente, un’operazione che le restituisca un volto, l’emigrazione in Israele alla ricerca di un nuovo futuro, lontano dai luoghi del trauma indicibile. Ma Nelly vuole solo tornare a essere se stessa: rifiuta l’ambiguo consiglio del chirurgo di cambiare aspetto rivendicando il suo diritto a impossessarsi del passato che le è stato rubato. Rifiuta l’idea di un colpo di spugna che sembra aleggiare tra le rovine di un paese moralmente devastato. Nelly vuole guardare il presente con i suoi occhi, non rifugiarsi in un futuro ipotetico incapace di fare i conti con ciò che è successo.
Berlino è una quinta teatrale fatta di macerie in cui si aggirano fantasmi senza scrupoli, attraversata di notte dalle ombre di un passato che non svanisce. Nelly rifiuta di partire, vuole ritrovare suo marito Johnny, ignora i consigli della razionale Lene, crede che l’amore possa resistere all’assedio della Storia. Quando l’uomo la incrocia in un cabaret intravede in lei qualcosa di familiare ma non la riconosce. Decide quindi di addestrarla a diventare un’altra sé, sfruttando quella somiglianza per entrare in possesso dell’eredità della moglie creduta morta.
Nella sua parte centrale, Il segreto del suo volto – tratto da un romanzo del francese Hubert Monteilhet – segue il meccanismo hitchockiano di La donna che visse due volte, rovesciandolo di senso. Johnny ricostruisce l’immagine della moglie che il ricordo gli ha cristallizzato nella mente in maniera utilitaristica: semplicemente manda indietro il tempo, cerca di rimuovere l’orrore e le responsabilità per raggiungere un guadagno. Riscrive il presente per rimuovere il passato e plasmare un futuro senza colpe.
Nelly, interpretando se stessa, riduce il suo stato di sopravvissuta al canovaccio di una rappresentazione, si presta a una seduta spiritica che evoca la catastrofe per esorcizzarla, si fa raccontare la propria storia per poterne tangibilmente sperimentare la concretezza, per riassaporare un passato che nessuno più le riconosce. Lene è il suo rovescio (anche foneticamente, Nel-Ly/Le-Ne): cerca di dare un volto alle vittime dello sterminio affogando in un mondo di morti; odia il perdono ma le sue fragili spalle non sono in grado di sopportare il peso di una realtà così oscena.
Mentre Lene sprofonda nell’orrore della Storia, Nelly cerca di vivificare il suo futuro strappandolo ai fantasmi; ma non può accettare la smemorata ipocrisia di un popolo che non domanda – agli altri e a se stesso – conto dell’Olocausto. Dimenticare è una seconda morte e proprio nel momento di mettere in scena una pura rappresentazione (il finto ritorno dai campi con vestito rosso e scarpe di Parigi) Nelly saprà indossare nuovamente la sua identità, forse rinunciando a ogni residuo romantico di sogno per essere di nuovo persona e non personaggio. Una fenice – Phoenix è l’emblematico titolo originale del film – capace di risollevarsi dalle ceneri.
Christian Petzold dirige con mano sicura un materiale incandescente, come già in La scelta di Barbara, affidandosi alla fisicità introversa della sua magnifica interprete Nina Hoss e a uno stile classico, illuminato da diffuse monocromie diurne e ipnotici tagli di colore notturni. Il segreto del suo volto è un melodramma noir che usa il genere per costruire una riflessione implacabile sui meccanismi di rimozione della collettività, sulla volontà di esistenza di un singolo, sul peso incalcolabile del dolore e sulla sua capacità di squarciare il velo soffocante di una rassicurante finzione.
Giugno 1945. Ferita, con il volto sfigurato, sopravvissuta ad Auschwitz, Nelly torna a Berlino. Guarita a malapena dall'intervento chirurgico al volto, la donna cerca il marito Johnny, l'amore della sua vita. Quando casualmente Nelly ritrova Johnny, lui non la riconosce. L'intervento l'ha resa quasi irriconoscibile. Eppure notando in lei una vaga somiglianza con la moglie, le chiede di assumerne l'identità, sperando così di mettere le mani sull'eredità della famiglia di lei.