10 film di personalità che hanno girato un solo film in tutta la loro vita

Ha ballato una sola estate

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Diciamo che un film non si nega a nessuno, in special modo se già lavori nel mondo del cinema. Capita così che soprattutto agli attori venga offerta la possibilità di tentare la via della regia e che gli esiti (quelli economici in primis) non sempre siano soddisfacenti. È così che nascono delle opere uniche. La cosa strana è che mettendosi a cercare questa specie rara di film unici, non troviamo soltanto attori, ma anche direttori della fotografia, sceneggiatori, montatori, registi teatrali, musicisti, qualche scrittore e perfino un architetto.

Ho tenuto in questa lista un criterio piuttosto conservativo. Nel senso che ho escluso molti titoli di personalità ancora attive. Il fatto è che, se siamo ragionevolmente sicuri che Dalton Trumbo non farà mai un altro film, lo stesso non si può dire di Tim Roth, Dan Ackroyd, Stephen King, Arnold Schwarzenegger, Keanu Reeves, David Byrne, Ryan Gosling, Drew Barrymore, Bill Murray, Nicolas Cage, Eddie Murphy, Steven Seagal i quali hanno tutti fatto un film, ma potrebbero benissimo mettersi in testa di farne un secondo.

L'ordine dei titoli è cronologico.

 

1) A cançao de Lisboa (José Cottinelli Telmo, 1933). C'è una discreta differenza tra girare un film e progettare stazioni ferroviarie, università, torri di controllo ecc... Cottinelli Telmo è riuscito in entrambe le cose. Si tratta del secondo film sonoro del cinema portoghese (ma il primo interamente girato in Portogallo). Una commedia musicale di grande successo, tanto da meritare un remake nel 2016 a firma Pedro Varela. Tra gli attori anche un giovane Manoel de Oliveira.

2) L'uomo perduto (Peter Lorre, 1951). Lorre ha una faccia da assassino, come sapeva bene Fritz Lang in M – Il mostro di Düsseldorf. Anche qui ammazza la fidanzata e una sconosciuta in treno, ma non sa neanche bene il perché. Attorno a lui tutti ammazzano tutti (siamo nella Germania nazista). E anche dopo, come medico nel campo profughi e con un nome nuovo, c'è il passato che ritorna. E lui è costretto a uccidere ancora.

3) La morte corre sul fiume (Charles Laughton, 1955). Non avesse fatto l'attore, avesse fatto magari l'avvocato come in Testimone d'accusa dove tormenta Dietrich col riflesso del sole attraverso il monocolo, insomma non avesse fatto nient'altro, questo film, da solo, basterebbe ad assicurare a Laughton un ruolo non irrilevante nella storia del cinema.

4) I due volti della vendetta (Marlon Brando, 1961). Brando mica voleva dirigerlo questo film. Lui aveva comprato i diritti del libro, poi aveva commissionato a Rod Serling la sceneggiatura e subito dopo un'altra a Sam Peckinpah. Quindi aveva firmato un accordo con Kubrick il quale aveva altro per la testa (stava pensando a Lolita) e aveva chiesto pure a Karl Malden con identico risultato. Alla fine, come si dice a poker, Brando è stato the last to fold. Certo, non sapremo mai com'era la sua versione di circa 4 ore (ridotta poi a 141 minuti dalla produzione), ma l'abilità anche registica di Brando è fuori discussione.

5) Film (Alan Schneider, 1965). Quando Samuel Beckett lo va a trovare negli Stati Uniti, Keaton sta guardando una partita di baseball e non ci pensa proprio a spegnere la tv per parlare con questo laconico spilungone irlandese. Beckett non conosce neppure le regole del baseball e non capisce nulla della partita. In compenso, sul set, è Keaton a non capire cosa voglia da lui il futuro premio Nobel per la letteratura. Anni più tardi Beckett ne parlerà come di “an interesting failure”.

6) Yūkoku/Patriottismo/The Rite of Love and Death (Yukio Mishima, 1966). Quattro anni prima di fare seppuku, Mishima gira un film sul seppuku. Per quanto sia ambientata in un teatro Nô, la scena del suicidio è nettamente realistica. Un film per molti versi unico. Del resto esiste una sola possibilità per fare (un film sul) seppuku.

7) I killers della luna di miele (Leonard Kastle, 1970). Kastle faceva il musicista, è stato compositore d'opera, librettista e perfino organista in chiesa. Impossibile sapere come gli sia saltato in mente di girare questa storia cruda, crudele e completamente amorale. In seguito (e per ragioni incomprensibili) Kastle è tornato a fare il suo mestiere d'origine. È possibile che la musica ne abbia guadagnato, ma il cinema di sicuro ha perso molto.

8) E Johnny prese il fucile (Dalton Trumbo, 1971). Il libro Trumbo l'aveva scritto nel 1939, ma ci mette più di trent'anni per portarlo al cinema. In mezzo ci sono il maccartismo, la caccia alle streghe, la black list e altre nefandezze. L'ultimo giorno di guerra il soldato Joe viene colpito da una granata e perde tutti e quattro gli arti, la voce, la vista e l'udito, ma non la coscienza di sé. L'unico modo per comunicare è l'alfabeto Morse.

9) Il generale dell'armata morta (Luciano Tovoli, 1983). Mastroianni e Piccoli girano per l'Albania nell'intento di riportare a casa i corpi dei militari caduti in guerra. Dopo questo esordio, Tovoli è tornato a fare quel che sa fare meglio ovvero il direttore della fotografia per Antonioni, Scola, Schroeder, De Seta, Comencini, Moretti, Pialat, Ferreri, Zurlini, Veber ecc... Comunque, se lo incontrate, non chiedetegli come ha fatto a girare la penultima sequenza di Professione reporter: glielo chiedono tutti.

10) Rosencrantz e Guildenstern sono morti (Tom Stoppard, 1990). Prendi Gary Oldman e Tim Roth e li metti ai due lati di una rete da tennis (è la celebre sequenza del question game). Cosa può andare storto? Certo, il film è basato sull'omonima opera teatrale di Stoppard a sua volta basata non su un'opera di Shakespeare, ma su un verso di un'opera di Shakespeare (l'Amleto). Questo per dire che la storia stava in piedi già da sola. Ma metterci dentro anche Oldman è Roth è overkilling.

P.S. Nel compilare la lista ho eliminato tutti quei registi che pur avendo fatto un solo lungometraggio avevano girato anche dei corti. La filosofia qui è quella di “un colpo solo”. Perché il cervo non ha un fucile (cfr. Il cacciatore, 1978). Per questo ho escluso film come L'Atalante (Vigo, 1934), Vida en sombras (Llobet Gràcia, 1949), La mummia (Shadi, 1969), Wanda (Loden, 1970), De cierta manera (Gómez, 1977), An Elephant Sitting Still (Hu, 2018) ecc...