Togliamo subito qualsivoglia genere di dubbio: Il libro della giungla diretto da Jon Favreau è un remake fedele e filologico del classico animato del 1967. Tutto qua.
L’operazione Disney non ha alcuna intenzione di scostarsi dalla struttura consolidata e “sacra” di quanto fatto cinquant’anni fa. Non interessa ai produttori così come non interessa al regista avventurarsi in un percorso autoriale o più originale. L’usato sicuro è ciò che sembra dettare legge per la realizzazione dei grandi blockbuster odierni e il film in questione non ne è da meno.
La simbiosi che intercorre tra i due progetti è quasi totale. Favreau non rischia nulla provando a trarre tutti i pregi del film originale e cercando di adeguarli alla spettacolarità cinematografica necessaria per rimanere a galla nel mercato di oggi (motivo per cui, ad esempio, il temibile Re Luigi ha le dimensioni super size, così come tutti gli altri mostri rivisitati ultimamente come il Godzilla di Gareth Edwards oppure l’Indominus rex dell’ultimo Jurassic World).
Il timore di tradire il disegno originale è talmente alto che il film non si prende nemmeno la libertà di escludere le due canzoni più rappresentative della pellicola animata (Lo stretto indispensabile e Voglio esser come te), diventate veri e propri tormentoni capaci di segnare l’infanzia di chiunque. Questa particolarità è sicuramente insolita perché non siamo soliti assistere a un film in live action che accompagni la narrazione con delle brevi canzonette.
Eppure, è proprio qui che sta forse l'interesse del film, perché Il libro della giungla è fedele al predecessore nella sua anima più profonda: la tecnica. Se infatti è probabilmente giusto definirlo un lavoro in live action, lo è altrettanto considerare che si tratta di un film di animazione “sporcato” da qualche sporadica ripresa realizzata dal vero. La CGI, ottima in ogni sequenza e capace di sbalordire, è la vera forza del progetto.
Favreau firma così un progetto animato che vive dell’essenza e dell’anima dei grandi classici intramontabili limitandosi a trasporlo totalmente, secondo l’estetica odierna. Ne raccoglie l’eredità per donare al tutto una nuova vita, identica e speculare a quella passata, seppur contemporanea e fortemente presente.
Così, se nel 1967 il film iniziava con un libro che si apriva per dare il via alla lettura del romanzo, allora non è un caso che nel 2016 lo “stesso” film completi la narrazione concludendosi con il medesimo libro intento a chiudersi su se stesso.
Ennesima versione dell'omonima storia dello scrittore inglese Rudyard Kipling. Mowgli, bambino cresciuto da una famiglia di lupi, deve abbandonare la giungla quando la tigre Shere Khan, segnata dalle cicatrici dell'uomo, giura di eliminarlo per evitare che diventi una minaccia. Mentre abbandona la sua unica casa, Mowgli s'imbarca in un avvincente viaggio alla scoperta di se stesso, guidato dalla pantera Bagheera e dallo spensierato orso Baloo.