Dal prolifico, instancabile James Franco (che dopo esser transitato a Berlino e a Cannes trova finalmente, col suo terzo film del 2013, il Concorso a Venezia) arriva un film tratto dal romanzo di Cormack McCarthy Child of God. La storia del disadattato Lester - che nei boschi del Tennessee, negli anni Cinquanta, uccide e consuma atti carnali con i cadaveri di numerose ragazze e donne della zona - nelle mani del giovane regista californiano diventa materia cangiante e collosa, che Franco plasma concentrandosi soprattutto nella costruzione del personaggio principale.
Un protagonista che Franco vorrebbe come una sorta di unione ideale fra lo Charlot chapliniano e il Travis Bickle di Taxi Driver. Un tramp schizofrenico, incapace di provare pietà ma allo stesso tempo caparbiamente in cerca di un posto nel mondo. Il risultato, grazie anche alla straordinaria intepretazione di Scott Haze, è quello di un outsider dalla psicologia primitiva capace di trasformare il proprio corpo in quello di un animale selvatico, impaurito, aggressivo e costantemente dominato dalla propria istintualità.
L’America di Franco, che, come nel precedente As I lay dying, ha i contorni lividi del Sud, è un mondo senza coordinate, un microcosmo di sporcizia, odio e incomunicabilità nel quale anche il côté idilliaco che gli anni Cinquanta a stelle e strisce hanno sempre veicolato, si deteriora e scolora in maniera ineluttabile.
Il regista sceglie di raccontare la violenza che dimora nell’America rurale scavando nei luoghi più insospettabili della patria dello zio Tom, senza staccarsi mai dal protagonista. Cercando quindi di costruire attraverso le gesta del proprio miserando personaggio una parabola di totale abiezione. La prossimità fra Lester e la macchina da presa è tale da far sentire quasi il respiro, il sudore e la puzza che emanano dal suo corpo. Come se Franco volesse costringere lo spettatore a dover continuamente scegliere se aderire alla repulsione che l'uomo-bestia suscita o all’empatia che gli provoca la condizione di animale braccato nella quale si trova.
Non esistono salvezza, redenzione né giustizia giù nel Tennessee. Quanto alla morale, sembra dire Franco echeggiando McCarthy, quella se n’è già andata da un pezzo!