Drag Me to Hell di Sam Raimi

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Questa sera, alle 21.10, su Italia 2, un bel horror di Sam Raimi, Drag Me to Hell, un divertente ritorno del regista agli orrori e agli umori della saga di Evil Dead. Pubblichiamo la recensione da Cannes di Emanuela Martini (Cineforum 485).


Il Lamia è uno spirito indemoniato che, quando scaglia la sua maledizione, ti tormenta orribilmente le sue vittime per tre giorni, allo scadere dei quali si impadronisce della loro anima. L’unica maniera per sconfiggerlo è rispedire al mittente l’oggetto personale attraverso il quale la maledizione è stata attivata. Ma il Lamia è molto furbo e accorto.

Questa è la storia di Drag Me to Hell, bel ritorno di Sam Raimi al miscuglio di horror e humour della saga, ormai classica, Evil Dead: la protagonista, Christine, giovane impiegata ai prestiti in una banca di Los Angeles, per compiacere il suo capo, nega l’ennesimo prolungamento del mutuo a una vecchia di origine ungherese, che così perde la casa; per sua natura, Christine gliel’avrebbe concesso, ma vuol fare carriera, anche per mettersi all’altezza del suo ragazzo, un professore che viene da una famiglia snob. Così Christine si ritrova preda del Lamia, oggetti che si muovono, porte che sbattono, la casa impazzita e, nella sua ricerca affannosa di aiuto, tra esorcisti di etnie e “fedi” diverse (indiani, messicani, ungheresi), è costretta ad affrontare orrori sempre più sconvolgenti.

Giocato soprattutto su effetti speciali tradizionali (che sono la passione di Raimi), Drag Me to Hell regge bene la rincorsa con il tempo della protagonista, sballottata tra cimiteri notturni e antiche case maledette, la più terrificante delle quali resta però l’abitazione senza spettri della famiglia di Clay. La scena, una delle più divertenti del film, che mette Christine di fronte alla terribile madre di Clay, riassume bene il controllo esercitato da Raimi sulle sue storie, che sono sì straordinari giocattoli ad effetto, ma sempre passati attraverso il filtro acido della satira sociale.

È l’America media quella che si riconosce nei film di Raimi (come nei romanzi di Stephen King), e le sue paure, materializzate da streghe, fantasmi e demoni, nascono sotto sotto da sensi di colpa e di ingiustizia. Christine è una spesata ragazza in carriera, e il suo ragazzo un figlio di papà che prima o poi cederà ai desideri matrimoniali della mamma, di fronte a un mondo fatto di poveracci di razze non wasp, che magari s’inventano la vita facendo i medium. Un crogiolo impazzito, nel quale spaventarsi ridendo.