Con Ta peau si lisse, presentato al Filmmaker Festival, il regista canadese Denis Côté è tornato a interrogarsi sul rapporto tra cinema, sguardo e corporeità. Se in Bestiaire questo avvena a un livello interspecifico e in Elle veut le chaos il corpo assumeva valore solamente quando recluso all’interno dello sguardo sonoro della pop music industry, qui Côté film l’utilizzo del corpo da parte di gruppo eterogeneo di bodybuilders.
Nella sua esplorazione dell’universo del culturismo, il cineasta decide di evitare ogni approccio voyeuristico, prediligendo uno punto di vista distaccato, freddo, caratterizzato da una lunga serie di inquadrature statiche e da pochissimi movimenti di camera. Ciò che emerge, dunque, non è la rappresentazione di un mondo estraneo e fanatico, ma la quotidiana fatica di un gruppo di persone che, un tempo per scelta ed ora per abitudine, hanno deciso di vivere in un corpo massiccio, enorme, ingombrante, costruito con minuziosa dedizione al solo scopo di essere esposto e giudicato.
Ecco, quindi, i primi due grandi elementi di questo nuovo documentario: il corpo e lo sguardo. Sebbene il regista rifugga ogni forma di giudizio moralista, la radicale estraneità di Côté verso i propri protagonisti, assimilati a degli insetti in una teca da guardare ammirati (o disgustati), è accentuata dal grandissimo lavoro eseguito a livello sonoro. Difatti, se l’interesse entomologico verso gli uomini di Ta peau si lisse è destinato a scemare col passare dei minuti, ciò che solleva il documentario è la mirabile attenzione verso ogni forma di dettaglio sonoro: il lacerarsi dei tessuti, il sottile rumore della contrazione/distensione dei muscoli durante gli allenamenti, la masticazione lenta ed infinita di enormi pasti iperproteici e il sottilissimo suono degli unguenti spalmati con dedizione dai culturisti sulla pelle rappresentano il vero punto di interesse dell’intero lavoro.
Lo sguardo assume solamente una funzione strumentale e strumentalizzante, il rapporto tra soggetto e mondo, tra soggetto e altri, vero obiettivo del cinema di Côté, in Ta peau si lisse non è mostrato con gli occhi, ma tramite la coscienza disincarnata del suono. L’intreccio carnale tra l’uomo e il suo mondo, in questo caso l’impossibile volontà di perfezione di alcuni uomini con il mondo del bodybuilding, piuttosto che essere veicolata tramite la logica percettiva dello sguardo, viene trasmessa mediante il suono ‒ inteso come mezzo d’espressione corporea.
In definitiva, se il tentativo di imparzialità visiva di Côté si infrange contro la costituzione stessa del dispositivo cinematografico, Ta peau si lisse rimane comunque un documentario interessante grazie al linguaggio sonoro sperimentato.