Il tassista alle prese col dolore del passato e il desiderio di cambiare le cose (nella sua vita e nel suo paese). L’anziana madre che lotta per il figlio licenziato e poi accusato di essere un sovversivo. Le donne picchiate e maltrattate, che provano a difendersi stando insieme, che cercano di aiutarsi per essere più forti.
Storie. Tante storie. Tragiche, grottesche, appassionate, a sfondo sociale e politico, a volte anche romantiche. Uomini e donne che attraversano anche le storie degli altri, che si spostano dal cento al bordo dell’inquadratura, tutti protagonisti e tutti comparse di quella realtà che si chiama Iran.
Ghesseha (Tales) è un film che unisce alcuni cortometraggi girati da Rakhshan Banietemad. C’è il dramma e l’aneddoto tragicomico, il frammento di tragedia famigliare e l’appunto quasi didattico, il finto documentario e il frammento di vita più vero del vero. Ma è una diversità, una discontinuità nelle forme e nei toni (anche nei risultati), che non disturba affatto, anzi, che ha la virtù di esaltare l’universale che c’è nel particolare, rispettando però la singolarità di ogni carattere, ogni persona-storia, ogni singolo frammento.
Sono 30 anni ormai che la regista iraniana raccoglie storie del suo paese e le racconta. In Ghesseha troviamo anche personaggi dei suoi film passati alle prese con l’Iran di oggi, i suoi problemi, le sue contraddizioni. C’è pure un videomaker che si aggira per la città, attraversando tutte le storie, perché qui si parla anche di cinema, di ciò che può fare per farci capire e conoscere la realtà, di quanto sia importante in luoghi come questo, in cui riprendere una (pacifica, quasi timida) protesta, un tentativo di manifestare per i propri diritti, significa violare la legge. E allora si può anche accettare qualche eccesso didascalico, il bisogno che affiora di enunciare e spiegare, l’orgoglioso appello a chi fa cinema e racconta storie a continuare a farlo.
Soprattutto perché queste storie a volte diventano un emozionante concentrato di verità, come nella bellissima sequenza finale, il dialogo tra un uomo (il tassista idealista) e una donna (che aiuta le ragazze in difficoltà) attraverso lo specchietto retrovisore, coi loro sguardi che passano dalla paura alla speranza, dalla timidezza all’orgoglio, dalla malinconia alla gioia. Un uomo e una donna che indagano le rispettive convinzioni e le mettono in crisi, che litigano e si provocano e si rincorrono, in quella che diventa una formidabile, emozionante dichiarazione d’amore.
Storie di persone che vogliono semplicemente essere felici, vivere serenamente i propri sentimenti, lavorare e lottare per le cose in cui credono.