Ne Il processo dei Chicago 7 (2020), come in Molly’s Game (2017), i protagonisti di Aaron Sorkin sono individui noti ed esemplari alle prese con un'accusa. Chi punta il dito è spesso lo stato, il governo reazionario, il grande occhio istituzionale che invade la privacy del cittadino, lo piega al suo volere, lo espone come capro. Anche nel vivace Being The Ricardos, l’impostazione drammaturgica è la stessa: siamo in piena caccia alle streghe maccartista, il setaccio semi-dittatoriale che decimò l’industria cinematografica in ogni sua maestranza, come ben narra il film sullo sceneggiatore Trumbo di Jay Roach (2015), e che individuava in ogni reale o apparente, passato o recente, contatto con il partito comunista un’attività profondamente anti-americana. Fu un periodo di esaltazione del mito americano, di propaganda tirannica, di carriere cesoiate in scioltezza (tra le tante, quella di Charlie Chaplin), un’epoca che portò all’ideazione del mondo fittizio in cui è ambientato Farenheit 451 di Ray Bradbury. Ma è anche un qui e ora ideale per la vivacità stilistica di Sorkin, un innesco drammatico ideale per le sue opere che riescono a non cadere nel legal drama, contemporaneamente scolastiche e estrose, narrativamente istituzionali eppure così complesse. Le sue sceneggiature sono minuziosamente orchestrate tra flashback e stacchi temporali, sempre efficaci nel fermarsi sul culmine della scena, innestare una nuova cellula drammatica per poi tornare a quella precedente.
Come ne Il processo dei Chicago 7, la materia è storica e, in questo caso iper-pubblica: la coppia protagonista presta infatti corpo, voce e talento ai coniugi più famosi della televisione di quegli anni: sono Lucille Ball e Desi Arnaz di I Love Lucy, la sitcom che nella tv degli anni ‘50 catalizzava sessanta milioni di spettatori a serata. Cinica idola dei B-movies innamorata dell’idea di una casa e di una famiglia lei, aitante performer cubano innamorato degli Stati Uniti più di ogni altra cosa lui, Lucille e Desi sono sodali e nemici, dipendenti l'uno dall'altro eppure in un certo senso estranei proprio per il loro sostare sulla soglia della casa, dove l’intimità fatica a non essere pubblica e ogni foto sui tabloid è un potenziale motivo di crisi. Lucille e Desi sono, almeno pubblicamente, l’emblema di ciò che al tempo era considerato retto e giusto, custodi di un American Way of Life ipnotico e distrattivo da cui i “veri” Ball e Arnaz sono i primi a evadere.
Sorkin decostrisce dall’interno la patina aurea ed edulcorata del tubo catodico: decide di far narrare agli sceneggiatori reali di I Love Lucy la settimana di riprese più calda dell’intera serie, intervistandoli. Gli anziani autori raccontano il film e il film racconta degli Arnaz-Ball pubblici minacciati dall’accusa di attività anti-americana di lei, ma anche i fatti privati di una coppia che rischia di sfilacciarsi. Lucille Ball sulla scena, una sorta di Nora di Casa di Bambole in versione cartoonesca, va a nascondere e soffocare la Lucille affermata ed esperta capo-comica, esigente e minuziosa in fase autorale e performante e talentuosa nell’esibirsi. Una ritrovata Nicole Kidman e Javier Bardem sono impressionanti, mai imitativi ma credibilissimi nella loro recitazione e nel resituire il carattere aziendalista, cumulativo e quasi artigianale della pratica attoriale della RKO anni ’50. Being the Ricardos e il matrimonio privato-pubblico dei due protagonisti, si fanno quindi occasione per addentrarsi nella grande macchina dei sogni americana, nella vita da set come hanno fatto, anche se raccontando il cinema e non la televisione, Ave, Cesare dei Coen (2015) e i Mank di David Fincher (2017).
Va però sottolineato come, non sia un caso se sono i veri sceneggiatori a narrare la vicenda, come in un documentario. Il racconto del reale contiene il fittizio di una coppia da sempre in bilico tra l’ideale e l’immediatezza dell’esistenza, un po’ come gli Stati Uniti tutti. Gli autori che trasposero il matrimonio di Desi e Lucille per la tv, lo narrano ora, reale e televisivo, per il cinema. Ma è un racconto del reale falsato in partenza, perché deputato a chi della finzione ha fatto un lavoro: la sceneggiatura. È proprio in questa confusione tra pubblico e privato, intimo e collettivo, reale e immaginario che i film di Sorkin parlano dell’oggi, dell’opinionismo e della facilità dell’accusa pubblica; ma in questo, che forse è il suo film da regista più riuscito, echeggia anche un atto di amore, un richiamo a vigilare sempre sul terribile e seducente potere della finzione e della rappresentazione, che sempre più facilmente sembra più vera del vero.
Lucille Ball e Desi Arnaz sono una coppia sia nella vita che sul piccolo schermo, dove interpretano Lucy e Ricky Ricardo nell'amata sitcom I Love Lucy. Ma l'equilibrio delicato tra amore e lavoro viene messo in crisi in una settimana del 1952, quando sia la loro carriera che il loro matrimonio rischiano la fine. Mentre i ripetuti tradimenti di Desi Arnaz occupano le prime pagine dei giornali, Lucille Ball viene accusata di avere simpatie comuniste.