Tre le personali che saranno portate in scena nel corso del Bergamo Film Festival, dall’11 al 19 marzo 2017. Accanto alla già annunciata retrospettiva, dedicata al pluripremiato regista ceco Miloš Forman, infatti, la 35esima edizione del festival proporrà – per la sezione “Europe, Now!” - un viaggio nell’opera di tre cineasti emergenti: il greco Thanos Anastopoulos, la francese Dominique Cabrera e l’islandese Dagur Kári.
Presente al BFM dal 15 al 18 marzo, Anastopoulos è un attento osservatore della società greca (e non solo), anche nelle sue più recenti e drammatiche evoluzioni. Oggi tra i registi e documentaristi più noti del suo Paese, esordisce al festival di Rotterdam con il suo primo lungometraggio Olo to varos tou kosmou (Atlas. All the Weight of the World, 2004), mosaico di storie di quotidiana umanità percorse da undici diversi personaggi. Successivamente, affronta la crisi greca e le sue ripercussioni sulle vite dei singoli, abbandonati a un destino che lascia poco spazio a prospettive future, con i film Diorthosi (Correction, 2007, che ha rappresentato la Grecia agli Oscar) e I kóri (The Daughter, 2012), entrambi presentati alla Berlinale. Infine, nel 2016 Anastopoulos approda al Festival di Cannes con il documentario L’ultima spiaggia (2016) - co-diretto con il triestino Davide Del Degan - che raccoglie tante piccole storie dai caratteri universali, racchiuse nel microcosmo del Pedocin, stabilimento balneare a pochi passi dal capoluogo friulano, celebre per il suo muro, che divide i maschi dalle femmine.
Dall’11 al 14 marzo sarà invece possibile incontrare, in occasione del festival bergamasco, la francese Cabrera. Nata in una famiglia di pied-noir, la regista di fiction e documentari (nonché attrice, produttrice e scrittrice) conserva un legame identitario con l'Algeria che, insieme alla militanza politica e all'attenzione per le questioni sociali, costituisce il fil rouge della sua produzione. Dopo i primi corti e i documentari, incentrati sulle contraddizioni e i problemi delle banlieue, fonda una casa di produzione, l'Ergonaute, insieme a Jean-Piere Thorn e Alban Poirier, con l'obiettivo di produrre film a sfondo sindacale e politico. I suoi primi lungometraggi, L’autre côté de la mer (1996), e Nadia et les Hippopotames (Nadia e gli ippopotami, 1999), vengono entrambi presentati a Cannes. Il successivo Le lait de la tendresse humain (2001) è premiato a Locarno “per la migliore interpretazione” di tutto il gruppo di attori, tra i quali spicca Valeria Bruni Tedeschi. Seguono Folle embellie (2004), vincitore del premio della Giuria Ecumenica alla Berlinale, ispirato a un fatto realmente accaduto nel corso della seconda guerra mondiale; il tv movie Ça ne peut pas continuer comme ça (2012); e Grandir (ex O heureux jours!, 2013), documentario autobiografico in cui affronta la storia della sua famiglia, selezionato a Cannes, riceve il premio Potëmkin a Cinéma du Réel. Il suo ultimo film, Corniche Kennedy (2015), da un romanzo della scrittrice Maylis de Kerangal, sarà presentato in anteprima italiana proprio al Bergamo Film Meeting.
A Bergamo dal 15 al 18 marzo, infine, Kári. Brillante esponente della nuova e vivace cinematografia islandese, il regista ha saputo conquistarsi sin dall’inizio il favore della critica internazionale, raccogliendo, con i suoi film, premi e riconoscimenti ai festival di tutto il mondo. Il suo primo lungometraggio, Nói albinói (Noi albinoi, 2003) - storia di un adolescente albino che vive ai confini del mondo - passa da Rotterdam, Karlovy Vary, Toronto, Edimburgo, Roma, Sidney e molti altri. Segue Voksne mennesker (Dark Horse), storia d’amore tra uno street artist squattrinato e la commessa di una panetteria, che debutta nel 2005 a Cannes, per poi intraprendere il giro dei festival del film precedente. Attratto dalle vicende esistenziali e senza mai rinunciare alla giusta dose di ironia tipica del cinema nordico, Dagur Kári fa ruotare le sue storie intorno a personaggi anticonformisti, spesso emarginati o veri e propri loser, che si muovono in atmosfere surreali, non prive di un pizzico di romanticismo e momenti di tenerezza. Nel suo terzo film, The Good Heart (2008), girato negli Stati Uniti, l’amicizia nasce in ospedale tra un giovane senzatetto aspirante suicida e un vecchio barista burbero in crisi cardiaca; il suo ultimo lavoro, Fúsi (Virgin Mountain, 2015), racconta di un 43enne in sovrappeso, che vive con la madre e fatica a entrare nell’età adulta. È il film che decreta definitivamente il successo di Kári: presentato in anteprima mondiale alla Berlinale 2015, riceve il Nordic Council Film Prize 2015 e trionfa al Tribeca Film Festival con tre premi, miglior film, sceneggiatura e attore (Gunnar Jonsson). Anche questa pellicola sarà in anteprima italiana al BFM.
Nel corso del festival, saranno infine presentati: un percorso di visione dedicato alle scuole e agli spettatori più giovani, con la sezione Kino Club, che offrirà una ricca proposta formativa volta a far confrontare i bambini e ragazzi con il cinema d’autore; e vari momenti di avvicinamento tra le arti, come l'incontro con Franco Vaccari, la collaborazione con il Bergamo Jazz Festival, e la consueta rassegna “Daily Strip: il festival a fumetti”.