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Maurizio Zaccaro (a cura di) | Bellissima dea. Storia di Clara Calamai (Vallecchi, 2025, € 18,00)

 

“No, non così, cercate di camminare normalmente, come una persona vera insomma, viva, una donna del popolo che s'incontra tutti i giorni, non un personaggio stereotipato lontano dalla nostra realtà, avete presente quelli che si credono vivi ma invece sono morti? Ecco...”

Questo passaggio di Bellissima dea – La storia di Clara Calamai, scritto da Maurizio Zaccaro per raccontare “soprattutto la donna che al massimo splendore della sua carriera decide da un momento all'altro di scomparire per sempre dalla scena: la Calamai come Norma Desmond interpretata da Gloria Swanson nel film Viale del tramonto”, costituisce il momento cruciale in cui la bellissima dea si trasforma, entrando – anche letteralmente – nei panni di un personaggio che la consegnerà, molto più di tutti i suoi film precedenti (che pure l'avevano consacrata come diva nel ristretto olimpo regnante sull'immaginario di un regime peraltro da lei detestato) alla storia del cinema italiano. Clara si appresta a diventare Giovanna, figura femminile unica e irripetibile voluta e plasmata dal genio di Luchino Visconti, che da quel momento entrerà nella sua vita ben al di là di questo cruciale, folgorante incontro.

Maurizio Zaccaro ha voluto raccontare “la storia di Clara Calamai” (corsivo mio). Attenzione, le parole sono importanti: “storia” non è “vita”, e aver voluto usare nel sottotitolo il primo termine invece del secondo ci dice subito che non siamo davanti a una semplice biografia ma, appunto, a una biografia romanzata, come dichiara l'autore nella sua nota conclusiva. Genere letterario (questo è il campo in cui ci troviamo) scarsamente praticato dalle nostre parti, ce lo ricorda Emanuela Martini in prefazione sottolineandone la capacità di “trasmettere la memoria di personaggi e momenti artistici e storici fondamentali”.

Mettendosi al servizio dei fatti (la storia della figlia di un capostazione toscano che si trasferì a Roma dopo una drammatica esperienza sentimentale, dove sarebbe diventata la diva italiana per antonomasia della settima arte), Zaccaro si propone di (e riesce a) evitare sia le secche del mero resoconto storico che quelle di una sbrigativa dissezione “critica”. I fatti sono lì, d'accordo, come il contesto che a più livelli li sostanzia, ma per farne materia letteraria. E al netto di ogni dovuta quanto ovvia differenza, potremmo dire che la tecnica narrativa a questo fine adottata, in modo discreto – si capisce – ma tutt'altro che inconsapevole a nostro modo di vedere, è quella manzoniana della fedeltà storica in cui entrare attraverso il lavoro di scrittura tutto mirato ad arricchire psicologicamente ed emotivamente i gesti, le decisioni e le scelte di un percorso artistico ed esistenziale esemplare. Nell'intento di trasformare la semplice ricostruzione bidimensionale di una carriera in quella tridimensionale, a tutto tondo, di una persona e della sua esistenza tra cinema e ricerca di sé: ottenendo un risultato capace di coinvolgerci, di far crescere dentro di noi, al di là della venerazione per la “bellissima dea”, l'empatia per la donna con i suoi dubbi e i suoi entusiasmi, le sue consapevolezze e i suoi azzardi, il suo senso della realtà e le sue nostalgie.

Fondamentale a tale proposito è stata la scelta di optare per una struttura narrativa fondata sull'andata-ritorno tra “presente” (il settembre 1991) e il passato, in un movimento a flashback da cui emerge vividamente la sostanza di ciò che è stato, arricchita da una consapevolezza venata di ironia ma anche di malinconia (che emerge vividamente nel capitolo conclusivo), che solo grazie all'età non più verde e alla distanza acquisita attraverso il ricordo può liberamente manifestarsi. Scelta eminentemente cinematografica, e in effetti non poteva essere altrimenti visto il soggetto del racconto e soprattutto il fatto che Maurizio Zaccaro sia in prima battuta cineasta, cresciuto nella collaborazione con Ermanno Olmi e realizzatosi poi in un percorso individuale dal profilo proprio e ben definito. Cineasta a tutti gli effetti anche qui, dunque, ma anche scrittore non per caso, viene da dire. E come frutto del secondo vanno, in chiusura, ricordati i precedenti, entrambi per Vallecchi: La scelta – L'amicizia, il cinema, gli anni con Ermanno Olmi (2021) e Sotto il sole - racconti di uomini, animali e ombre (2022).