Il British Film Institute inaugura la nuova piattaforma on line tramite la quale renderà disponibili non solo una gran quantità di materiali d'archivio digitalizzati, ma anche moltissimi dei nuovi film inglesi che verranno così distribuiti parallelamente alla tradizionale distribuzione in sala.
Molti i contenuti gratuiti, come cortometraggi, interviste con registi e sceneggiatori, conferenze, Q & A, profili di cineasti, dibattiti, lezioni, making-off e eventi, tra cui il festival del cinema di Londra che partirà il 9 ottobre, oltre alle nuove produzioni che saranno visibili con un costo compreso tra le 2,5 e le 3,5 sterline per i contenuti in hd.
Tra i contenuti disponibili on line per esempio ci sarà The Selfish Giant di Clio Barnard, film d'esordio cofinanziato dal BFI e selezionato alla Quinzaine des Réalisateurs al Festival di Cannes di quest'anno come miglior film europeo, ma anche una versione appena restaurata di un filmato del 1924 dell'ascensione all'Everest che costò la vita a George Mallory e Andrew Irvine, che sarà disponibile dal 18 ottobre, lo stesso giorno della sua uscita nelle sale e della sua proiezione al London Film Festival Archive Gala.
«Una vera pietra miliare per il BFI» ha dichiarato il presidente Greg Dyke al pranzo di presentazione del BFI Player. «Nell'anno del nostro ottantesimo compleanno, abbiamo deciso di fare la mossa più audace della nostra storia dai tempi dell'apertura del National Film Theatre, avvenuta sessant'anni fa». Più di 100.000 sterline sono stati spesi quest'anno per il progetto e il Dipartimento di Cultura, Media e Sport ha già stanziato un extra di 500.000 sterline in concessione regolare al BFI.
Torna ancora e di nuovo l'interrogativo sul futuro del cinema in sala, anche se ha diplomaticamente dichiarato lo stesso Dyke a The Guardian che «Andare al cinema resta un'altra cosa: si tratta di un'esperienza condivisa, guardare qualcosa insieme a qualcun'altro, quindi non credo che l'andare al cinema sia realmente minacciato». Chissà se i termini novecenteschi di questa condivisione possono ancora essere considerati validi in epoca di digitalizzazione, streaming e on demand? (c.b)