Da mesi risuona sulla stampa di tutto il mondo il tam tam che prepara l'avvento dell'atteso documentario su Salinger firmato da Shane Salerno (già sceneggiatore di film come Armageddon, Shaft, Le belve) e prodotto dalla Weinstein Company.
Salerno, che ci ha messo nove anni a realizzare il film per problemi di diritti e di contestazioni della famiglia dello scrittore (all'indomani della morte avvenuta nel 2010) promette scoop e rivelazioni. Ecco arrivare dunque la prima mondiale, ieri al Telluride Film Festival, che anticipa di appena qualche giorno l'uscita nelle sale americane.
Foto rubate dello scrittore più importante e più schivo del secolo (Salinger si ritira nel 1965 dall'attività dopo aver rivoluzionato il mondo della letterratura con il suo Il giovane Holden), interviste a tante persone che lo hanno conosciuto o che lo hanno semplicemente amato come Judd Apatow, Martin Sheen, Philip Seymour Hoffman, John Cusack, Edward Norton, ma soprattutto (sulla scorta della biografia non autorizzata sulla quale il film è basato) l'annuncio della pubblicazione postuma di una serie di manoscritti alla quale, pare, lo stesso Salinger stava lavorando prima di morire.
Una sorta di detective story ad alta tensione (sottolineata con particolare enfasi dalla colonna sonora, secondo le recensioni della stampa americana) che delinea un ritratto (romanzato?) di un mito del secolo scorso. Ma chi era dunque Salinger secondo Salerno? Un depresso sconvolto da una sindrome da stress post traumatico dovuta alla sua esperienza nella seconda guerra mondiale? O un narciso che ha costruito la sua fama tenendosi lontano dai riflettori? Questo il quesito posto da Indiwire.