Was will ein Weib?, “che cosa vuole una donna?”. È la domanda che si fa un anziano Sigmund Freud nel 1933, pochi anni prima della sua morte. La storia della psicoanalisi in effetti è sempre stata attraversata da questo interrogativo, sin dalla sua nascita. Una nascita che non a caso ebbe il marchio proprio dell’interrogazione del sintomo femminile per eccellenza, l’isteria: un sintomo che la medicina dell’Ottocento non era lontanamente in grado di ascoltare, e che la psicoanalisi elevò per la prima volta al rango di parola. Nonostante la parola dell’isterica si facesse largo attraverso i sintomi del proprio corpo, che cosa ci stesse sotto – il desiderio femminile – è rimasto per molti versi un enigma, per la psicoanalisi e non solo. E “che cosa voglia una donna” è la domanda che si pone anche François Ozon in Giovane e bella, presentato in concorso all’ultimo Festival di Cannes.
La giovane e bella donna in questione è Isabelle (interpretata dalla modella Marine Vacht). Si tratta di una ragazza di diciassette anni, che vive in una buona famiglia medio-borghese con la madre e il patrigno e un fratello pre-adolescente, e che dopo aver perso poco entusiasticamente la verginità durante l’estate, decide di prostituirsi in segreto dai genitori. Il suo corpo è il contrario del corpo di un’isterica. È l’esempio piuttosto di uno spazio liscio: perfetto, bellissimo, senza l’ombra di una frizione, di un’imperfezione, di un’incertezza. Il suo sguardo è statuario e un po’ vuoto. Non piange, non si dispera, non ride di gioia, non soffre. Non gode nemmeno: né con i coetanei, né con i clienti – vecchi uomini pronti a spendere 300 euro per un rapporto occasionale a metà pomeriggio in un hotel de la Garde du Nord o in una macchina in uno squallido parcheggio. Isabelle è fredda, non lascia trapelare nulla.
L’enigma del suo desiderio lo vediamo rappresentato nella scena in cui d’estate, al mare, perde la verginità con un ragazzo di cui nulla le importa ed è come se il soggetto del suo desiderio si staccasse dal proprio corpo e la guardasse dal di fuori facendone un puro oggetto privo di vita; o nella scena in cui si mette a guardare dei video porno con lo sguardo freddamente incuriosito e privo di trasporto di chi sta cercando di imparare tecnicamente come si fa (ricorda lo sguardo freddo di Isabelle Huppert de La pianista che andava a vedere i porno nella cabine). È come se lei stessa non avesse le coordinate del proprio fantasma inconscio, non sapesse in un certo senso che farsene di se stessa e del suo corpo.
Ozon, nonostante la sua tipica regia non proprio trascinante, ha tuttavia una bella idea nel dividere il film in quattro capitoli dove si susseguono i punti di vista di quattro personaggi: il fratello, il cliente George, la madre e infine il patrigno. Isabelle insomma non può che essere “raccontata” dal punto di vista di qualcun altro che non sia lei: che cosa lei voglia, pensi o desideri non ci è dato sapere. Ma in effetti Giovane e bella pare non interessarsi più di tanto a Isabelle.
Sembra che il motivo per il quale si metta a provocare in modo seduttivo il proprio patrigno, l’amante della madre e persino il suo psicoanalista non ce lo si voglia nemmeno porre. Basta mettersi a guardarla, come fanno tutti i personaggi attorno a lei. Perché più che chiedersi veramente “che cosa voglia una donna”, Ozon finisce per raccontarci e farci vedere che cosa si voglia da una donna. Che è evidentemente cosa ben diversa.
E non solo perché una bellissima diciassettenne che si fa oggetto sessuale di vecchi da viagra combaci perfettamente con un certo fantasma maschile dei nostri tempi, ma anche perché alla fine ci viene fatto persino capire che il desiderio di “essere desiderata a tal punto da essere pagata” non appartenga solo a Isabelle ma anche ad altre donne (quindi forse tutte?) che semplicemente erano un po’ meno coraggiose di lei. E se risparmiamo al lettore i contorni di questo “colpo di scena” non è solo per motivi di spoiler. Alla fine del film “che cosa voglia una donna” rimane comprensibilmente senza risposta, ma forse l’impressione è che Ozon non avesse nemmeno tanta voglia di porsi la domanda seriamente.
Il passaggio all'età adulta di Isabelle, una ragazza di 17 anni ribelle e in piena esplosione ormonale, in 4 stagioni e 4 canzoni: in estate perde la veriginità con un ragazzo tedesco, in autunno si prostituisce con uomini decisamente più avanti negli anni, in primavera inizia una relazione con un coetaneo ma è un fuoco di paglia. Nel frattempo famiglia, amici e pisicologi provano a capire quale sia il suo problema e dove hanno sbagliato