Scandar Copti

Happy Holidays

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Un titolo antifrastico, in un microcosmo famigliare dove la libertà è incrinata dalla ristrettezza degli orizzonti culturali e dalle barriere patriarcali di pregiudizi moralistici. Come dichiarato dal regista palestinese Scandar Copti, “happy holidays” nel mondo anglosassone è un augurio ironico, riferito a un conflitto che scoppia dopo le festività; in arabo è un auspicio che il clima gaio della cerimonia possa ripetersi nei giorni futuri. Happy Holidays, secondo lungometraggio dopo Ajami (Caméra d’or a Cannes 2009), si struttura su queste sfumature binarie, tra l’implosione di una scissione interiore tra etica comune e desiderio represso e la reiterazione di una messinscena benpensante e coercitiva, durante le feste ebraiche del Purim e dello Yom HaZikaron, che aprono e chiudono il film in una parentesi annichilente l’individualità. Il racconto di un crocevia di sguardi, dove la coralità articolata in capitoli frantuma il sincronismo degli eventi, riletti nella soggettività di quattro protagonisti fino al suggello di un epilogo al singolare, in una scrittura equilibrata e introspettiva, poliedrica e mai dispersiva, premiata nella sezione Orizzonti della Mostra di Venezia 2024.

Rami, palestinese di Haifa, non accetta che la fidanzata ebrea Shirley non voglia abortire, incurante anche dei consigli della sorella Miri, alle prese con la depressione della figlia che deve arruolarsi nell’esercito. La famiglia di Rami è turbata da problemi finanziari di cui si fa carico la madre Hanan, che preme affinché la figlia Fifi ottenga il risarcimento dell’assicurazione per un incidente stradale. La ragazza vive nell’apprensione che i genitori e lo spasimante Walid, medico, possano scoprire dalla cartella clinica il suo emancipato stile di vita e ripudiarla.

Girato prima degli attacchi del 7 ottobre 2023, Happy Holidays come affresco generazionale a mosaico intercetta l’oppressione di schemi mentali ardui, contradditori e quasi inconsci negli uomini e più palpabili e sofferti nelle donne, che Scandar Copti, memore della lezione di Antonioni, elegge a simbolo di un disagio taciuto, di cui è chiave di volta la sessualità, in una partita impari giocata sul corpo delle donne, sulle loro scelte affettive e sul loro ruolo genitoriale. Il disadattamento psicologico e civile confluisce in una critica all’arretratezza ideologica, sulla via di una leggerezza pensante, in toni mai cupamente drammatici, con un’adesione alla prosa quotidiana che riverbera di sensibile vicinanza ai personaggi.                                  

Un cinema di convulsi dialoghi armonizzati dagli autentici accenti dell’immedesimazione sperimentale degli attori non professionisti, chiamati a reagire alle svolte non programmate nella sceneggiatura, in riprese in ordine cronologico. In questo disinnesco dei contratti sociali, in cui i riti e le tradizioni si integrano con il valore del denaro e delle apparenze, Scandar Copti pennella anche la spinosa integrazione arabo-israeliana con tocchi misurati che esulano dalla denuncia più retorica, inquadrando l’indottrinamento nazionalistico di una gioventù ebraica già fuorviata in tenera età. Una commistione di intenti responsabilizzanti lo spettatore, amalgamata da uno stile documentaristico che molto registra, ma che anche qualcosa toglie: un anelito a una deviazione immaginifica e utopica dallo sterile reale, a cui si approda solo in una sponda poetica del finale in cui si sublima la dignità femminile di Fifi in una rinuncia al compromesso. 


 

Happy Holidays
Qatar, Palestina, 2024, 120'
Titolo originale:
Yin'ad 'Aliku
Regia:
Scandar Copti
Sceneggiatura:
Scandar Copti
Fotografia:
Tim Kuhn
Montaggio:
Scandar Copti
Cast:
Manar Shehab, Wafa Aoun, Toufic Danial, Imad Hourani, Merav Mamorsky, Raed Burbara, Anuar Jour
Produzione:
Tessalit Productions, Intramovies, Fresco Films, Red Balloon Film
Distribuzione:
Fandango

Quattro personaggi, le cui vite si intrecciano in modo inaspettato, affrontano difficoltà legate a differenze di genere, generazione e cultura in una società divisa. Rami, un palestinese di Haifa, è alle prese con la sua fidanzata ebrea che ha cambiato idea sull’aborto che avevano deciso insieme. Sua madre, Hanan, è in difficoltà economiche e cerca di ottenere il rimborso dall’assicurazione per un incidente che ha coinvolto la figlia Fifi. Miri, madre israeliana, si confronta con la depressione di sua figlia adolescente, mentre cerca di aiutare a risolvere la gravidanza della sorella, incinta di Rami. Fifi si dibatte con i sensi di colpa nel nascondere un segreto che mette a repentaglio la reputazione della sua famiglia.

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