Le migliori commedie giocano con i cattivi sentimenti che affiorano fra scherzi, gag e risate come emanazioni di misere realtà umane rese accettabili, talvolta persino accattivanti, dalla leggerezza dell'umorismo.
Sono appunto i cattivi sentimenti ad essere scoperti, con un inatteso coup de théâtre, alla fine di Molière in bicicletta (Alceste à bicyclette, 2012) di Philippe Le Guay, dove si intrecciano gli itinerari di due individui (due attori) agli antipodi, Serge Tanneur (Fabrice Luchini) e Gauthier Valence (Lambert Wilson). Il secondo - fascinoso, acconciatura e mèche impeccabili, avvolto in un mantello bianco fin troppo elegante - è il divo e l'eroe di un popolare feuilleton televisivo, ma aspira alla legittimazione di un successo di prestigio. Così viaggia fino all'Île de Ré dove da tre anni si è isolato Tanneur, celebrato attore di teatro, per offrirgli di recitare con lui e sotto la sua regia Il misantropo di Molière sulle scene.
Ferito dal cinismo del milieu cinematografico e teatrale, reduce da una brutta depressione, Tanneur aveva deciso di ritirarsi e inizialmente rifiuta, poi si lascia capricciosamente tentare dall'entusiasmo e dalla determinazione di Valence, pronto a qualunque sotterfugio e compromesso pur di convincerlo a recitare con lui. I due attori iniziano una difficile convivenza lungo cinque giorni di prove, dialoghi, litigi e confessioni, nell'atmosfera desolata e invernale di una località turistica. Finché non incontrano casualmente una bella scontrosa italiana, Francesca (Maya Sansa), di cui l'attempato misantropo Tanneur non dissimula di essersi invaghito...
Le Guay predilige una drammaturgia della contrapposizione fra individui dalla diversa identità, che può assumere le forme della rivalità (come in Les Deux Fragonard, 1989, il suo primo film), oppure diventare drammaticamente parossistica (come in Trois Huit, 2000, dove un operaio tormentava quotidianamente un collega) o ancora risolversi nel confronto umoristico di storie plurime (Il costo della vita, 2003), o essere l'occasione di una metamorfosi (il fortunato Le donne del 6° piano, 2011, dove un tranquillo borghese benestante rovescia il proprio ménage in seguito alla folgorazione per una domestica spagnola).
In Molière in bicicletta (il titolo originale mette l'accento sul personaggio del protagonista molièriano Alceste, in “bicicletta” come eco della canzone di Francis Lai e Pierre Barouh, interpretata da Yves Montand e anche perché nell'Île de Ré è il mezzo di locomozione più diffuso), la dimensione del confronto e del gioco di forza è offerta dai versi alessandrini di Molière e dalla loro vertiginosa ricchezza di registri, che costituiscono un esame implacabile per il talento di un attore e più in generale un'occasione per interrogare due opposte concezioni del mondo.
Attraverso il sofferto, inebriante processo di penetrazione delle parole di Molière, del loro respiro e della loro sublime dialettica sul rigore della sincerità e la prassi delle maschere, Le Guay descrive la progressiva, reciproca metamorfosi dell'eremita pessimista Tanneur e del mondano ottimista Gauthier, svelando sottilmente le loro contraddizioni e le rispettive debolezze e adombrando, in alcuni elementi narrativi, la trama del Misantropo.
È un film dove la partitura della sceneggiatura trova in Luchini e Wilson due interpreti straordinari, il primo (che ha ideato il soggetto con il regista, suo amico e complice in altri tre film) nell'identificarsi in vizi e virtù di un personaggio céliniano che gli somiglia, il secondo (che Le Guay ha indicato essere il proprio alter ego) particolarmente apprezzabile anche perché deve recitare il difficile ruolo di un attore mediocre. Anche in questo suo decimo lungometraggio, inoltre, il regista cesella con intelligenza le figure di contorno e gli episodi secondari, spesso (anche se non sempre) riusciti e con alcuni momenti di grazia: come quando Tanneur e Gauthier fanno leggere alcune battute di Célimène ad una giovane attrice di film hardcore per ridere di lei e invece ne rimangono incantati.
Serge ha abbandonato la carriera d'attore per ritirarsi in una casetta sull'Île de Ré, dove vive come un eremita. A interrompere il suo burbero isolamento arriva Gauthier, amico e collega sulla cresta dell'onda, che gli propone di recitare insieme a teatro Il misantropo di Molière. Serge è scettico, ma chiede a Gauthier di restare qualche giorno per provare entrambi la parte del protagonista, Alceste. L'amicizia ritrovata, la poesia di Molière e l'incontro inaspettato con una donna italiana, Francesca, sembrano restituire a Serge la gioia di vivere, ma i rapporti tra i tre si riveleranno meno facili del previsto.