Si inizia con il volto di Jennifer Lawrence livido e nascosto, nessuna freccia che brucia di fuoco, ma un corpo accartocciato in una specie di stiva di cartone: Katniss Everdeen si ripresenta con voce flebile, in un piccolo riassunto autodiegetico delle puntate precedenti.
I ribelli, riunitisi in un Distretto 13 trasformato in fortezza, l’hanno salvata e la pretendono come leader mediatica della rivolta. Katniss accetta in cambio della salvezza del suo compagno, amico o amante, Peeta, imprigionato a Capitol City. E ci si aspetta che arrivi l’azione. E invece no. La prima parte del film serve un lungo e stucchevole antipasto che, invece che saziare, stuzzica la fame dei giochi.
La battaglia, gli scenari apocalittici, i tribuni in lotta per un pollice alzato nel circo-reality dell’arena lasciano il posto al dettato della strategia, a un risiko machiavellico che si consuma a tavolino. Bisogna costruire un’immagine di Katniss attrattiva, spendibile, pubblicizzabile: la si catapulta nel campo all’unico scopo di raccogliere una lacrima vera, che bagni il lato più fotogenico del volto; di ascoltare un canto intimistico e sofferto, che montato in uno spot, diventi l’inno della rivolta. Il circo smonta i gradoni dei colossei e si ricostruisce negli slogan di una vera e propria campagna elettorale, che allestisce per Capitol City i banchetti delle Idi di Marzo. E ci si aspetta che Marzo arrivi. E invece no, è un gelido inverno.
La seconda parte aumenta il ritmo, un po’ in ritardo, e il coinvolgimento (finora pressoché nullo) e costruisce ineccepibilmente il finale mozzafiato, che fa maledire il to be continued (per il seguito bisognerà attendere novembre 2015) ottenendo dunque l’effetto sperato.
Ma è la singolarità auratica di Jennifer a risollevare le sorti della premiata ditta Lawrence (tra l’attrice e il regista non intercorre nessun legame parentale): Francis spende al meglio il suo mestiere nella costruzione dei video trailer promozionali che punteggiano il film, nell’occhieggiare le impeccabili performance del suo cast di eccezione (tra cui si annoverano Philip Seymour Hoffman, Julianne Moore e Woody Harrelson) e nell’esplorazione del volto e del corpo biomeccanico della protagonista, che non tradisce la fama che l’accompagna e affida al seguito una nuova promessa.
Katniss Everdeen si trova ora nel Distretto 13 dopo aver annientato i giochi per sempre. Sotto la guida della Presidente Coin e i consigli dei suoi fidati amici, Katniss spiega le sue ali in una battaglia per salvare Peeta e un intero Paese incoraggiato dalla sua forza.