Last Vegas occupa un posto di disonore nella serie di produzioni hollywoodiane a tema bad grandpas realizzate per ottenere bella figura con poca spesa: basta radunare una compagine di gaglioffi in saldo, imbastire una pagina di soggetto a piacimento e assoldare uno shooter navigato che porti a casa la pelle rugosa dell’orso.
La piattezza di codesta festicciola fa risplendere di luce propria Uomini di parola e Il grande match: siamo alla scipita comica finale di una tendenza auspicabilmente in esaurimento.
Il padrone della baracca Jon Turteltaub dopo dieci minuti non finge nemmeno di girare un lungometraggio sull’addio al celibato di quattro vegliardi ingazzuriti e passa con sollievo al mega commercial che magnifica incessantemente la città del vizio e le sue cangianti attrazioni per galletti da spennare.
Stringe il cuore alla vista di professionisti d’indistruttibile mestiere attoriale usati a guisa di salsine esotiche per insaporire un rancido Big Mac consumistico-promozionale il cui scopo è soltanto vendere non importa quale merce: liquori, birre, bevande energetiche, sigarette, show, luna park, catene di alberghi e casinò.
Quando la miseranda trama sbroda, arriva a coprire i buchi uno strazio di battutacce su calvizie, miopia, sordità e impotenza: in alternativa abbiamo la lacrimuccia sul tempo che vola, l’ammicco a Project X e alle altre saghe teen, il peloso momento friendly con le dag queens, le autocitazioni d’obbligo di De Niro e Douglas rivali in amore a distanza di decenni.
Alcol e azzardo vengono promossi perché cool e perché fan girare l’economia, mentre il quadro valoriale è congelato a cinquantotto anni fa come l’orologio biologico dei protagonisti: i vecchi copulano con le vecchie, i giovani con le giovani, il sacro vincolo dell’anello supera le tentazioni e santifica in chiusa l’unione “secondo natura”.
L’ultima puntata al tavolo verde sarà una debacle certa per chi entra nei cinema e una vincita risicata ma garantita al Banco, che sarebbe la riserva aurea dell’arzillo Geriatric Pack. Bisognerebbe consigliare a loro e ad altri divi tramontabili di rassegnarsi ad un’onorata pensione presso Carmel-by-the-Sea oppure di recitare parti da anziani in film “per anziani” (Bruce Dern insegna con una certa classe…): ci farebbero una miglior figura.
Billy, Paddy, Archie e Sam si conoscono da sempre. In occasione dell'addio al celibato di Billy, lo scapolo incallito del gruppo che inalmente si è convinto a sposare la sua compagna (ovviamente molto più giovane di lui), decidono di partire per Las Vegas con il proposito di rivivere i loro giorni di gloria dimenticandosi della loro vera età. Ben presto i quattro si renderanno conto che la città del peccato è molto cambiata da come se la ricordavano e la loro amicizia verrà messa a dura prova.