Steven Knight prima di Locke: salutato da molti come l’(ottimo) esordio alla regia del grande sceneggiatore inglese, il film con Tom Hardy, presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia 2013, è in realtà la seconda esperienza di Knight dietro la macchina da presa. La prima è Redemption, uscito in Gran Bretagna a fine giugno e ora in arrivo anche nelle nostre sale.
Protagonista è Jason Statham, nei panni di un ex soldato, Joey Smith, fuggito dall’ospedale militare dove era stato ricoverato durante una missione in Afghanistan. Per evitare la corte marziale, Joey si è nascosto nei bassifondi di Londra, dove vive insieme ad altri senzatetto come lui.
Come ne La promessa dell’assassino (2007) di David Cronenberg (probabilmente lo script più noto della carriera di Knight), il neoregista riflette sul tema dell’identità nascosta, del rimorso e della possibilità di avere una seconda chance. La violenza, in maniera molto simile al film sopracitato, lascia spesso spazio a un racconto intimistico con un protagonista tormentato dai demoni interiori del suo passato e, in particolare, dal trauma della guerra.
Se le premesse potevano dare adito a un prodotto intenso e profondo, Redemption cade troppo presto in diversi cliché narrativi dai quali non riesce più a rialzarsi. A differenza di Locke, la messinscena appare acerba e indecisa su quale sia il giusto registro da seguire: Knight si affida eccessivamente alla “maniera del genere di riferimento”, realizzando un lungometraggio che rimane personale soltanto nelle intenzioni.
Probabilmente troppo attento all’aspetto visivo della sua opera prima, il regista dimostra il suo grande talento scrittorio soltanto in alcuni dialoghi tra il protagonista e Cristina, una suora di origini polacca che cercherà di aiutarlo. Il loro incontro è quello tra due solitudini, vittime di un passato che li ha costretti a vivere esistenze molto diverse da quelle che si auguravano.
Tra i due interpreti, meglio la sconosciuta Agata Buzek di un Jason Statham decisamente non all’altezza: nonostante Joey Smith sia, probabilmente, il personaggio più sfaccettato della sua carriera, l’attore di Crank (2006) non riesce a trovare la giusta gamma espressiva per trasmetterne i sentimenti interiori. Anche questa è un’altra grande differenza con Locke (dove Tom Hardy è maestoso in un ruolo di rara difficoltà) che, forse sì, possiamo far finta sia davvero la sua opera prima.
Di ritorno dall'Afghanistan Joey, un soldato delle forze speciali di stnaza in Medio Oriente, deve affrontare la sua battaglia più dura: riadattarsi nella Londra di oggi coem veterano che soffre di stress post traumatico e senza fissa dimora. Per sopravvivere decide di frequentare un parrocchia del centro dove rpesta i suoi servizi a fianco della giovane suor Cristina. Il suo passato e il suo destino però lo tormentano e non sembrano volergli concedere la possibilità di una nuova vita.