La premessa di The Rental è un’esperienza tanto comune quanto weird: abitare per un breve periodo la casa di qualcun altro. In fondo è un po’ strano invadere uno spazio domestico (per sua natura familiare) che non ci appartiene, che anzi ci è estraneo. «Il weird – dice Mark Fisher – è ciò che è fuori posto, ciò che non torna».
Nel suo esordio alla regia, Dave Franco (attore, nonché fratello minore di James) prova a giocare con diverse sfumature di disagio: la condivisione di uno spazio sconosciuto; la paura di essere nel posto sbagliato; l’angoscia di sentirsi osservati; il panico che emerge quando vengono a galla segreti, bugie, tensioni sopite. Eppure, mentre il gruppo protagonista di The Rental inizia a sfaldarsi e qualcuno perseguita i quattro sventurati, non si avverte mai davvero il senso di weird; anzi, tutto sembra stare comodamente al suo posto in uno schema già disegnato.
Partiamo con due coppie che s’intrecciano in modo ambiguo: Charlie, sposato con Michelle, è attratto dalla collega Mina, che però è fidanzata con il fratello di lui, Josh. Continuiamo con una lussuosa villa isolata, in cui i nostri decidono di passare il fine settimana. Concludiamo infine con un proprietario di casa scontroso (e forse razzista) e una presenza inquietante bramosa di sangue.
Franco segue un copione ben rodato da tanti slasher movie, da cui ruba elementi classici come le vittime ignare, il luogo sperduto e il serial killer mascherato (quasi un calco di Michael Myers), dimenticandosene però altre non meno importanti: la tensione e l’efferatezza. In tutta la prima parte del film, costruita per dispiegare le dinamiche fra i personaggi, si assiste più a un dramma di coppia che a un thriller/horror: la minaccia non si vede e non si percepisce mai, e quando l’assassino misterioso e senza volto si palesa all’improvviso, l’effetto è così gratuito da farsi goffo.
Nella costruzione di una sensazione di pericolo silenziosa e disturbante, The Rental si muove in direzione opposta rispetto a L’uomo invisibile, esempio perfetto di un terrore che non si vede ma è sempre presente, oppressivo e persecutorio. Come nel film di Leigh Whannell, anche qui la paura passa attraverso l’occhio artificiale di una videocamera che registra ciò che dovrebbe rimanere privato: ma se nell’Uomo invisibile l’uso della videosorveglianza apre a un teorema sul potere dello sguardo, in The Rental lo stesso espediente assume la (più modesta) dimensione di un escamotage narrativo, accostandosi al filone dei Paranormal Activity e risultando paradossalmente intrigante solo nei titoli di coda, quando ormai il film ha esaurito il proprio respiro.
Charlie e Mina, partner in uno studio di grafica, decidono di prendersi una meritata vacanza: insieme alla moglie di lui, Michelle, e al fidanzato di lei, Josh, fratello di Charlie, affittano su internet una magnifica villa sul Pacifico e partono per il weekend. Giunti sul posto, l'incontro con lo scorbutico gestore dell'abitazionedireziona la vacanza sul binario sbagliato. La tensione con l'uomo sarà il primo di una serie di conflitti e incidenti che porteranno a galla i conflitti latenti nelle due coppie.