BONK, GASP, CRASH. Ci vorrebbero i balloons con i suoni delle botte e dei proiettili. ZING, AUCH, BOOM. Tre, cinque, venti cattivi stesi lungo il percorso da Keanu Reeves, il killer sanguinario dal cuore di panna, che nessuno può fermare. E noi lì a fare il tifo.
Il solito film d'azione sul tema della vendetta, il passato che ritorna, la mafia russa, l'assassino in pensione (per amore) di nuovo in azione, il racconto in flashback, la mattanza dei cattivi?
Sì.
Anzi, no.
Perché anche il “luogo comune cinematografico” ha le sue virtù, quando lo utilizzi con virtuosa (virtuosistica) consapevolezza.
Eccoci allora con l'eroe che vendica il furto della macchina e la morte del cagnolino. Anche se in realtà c'è qualcosa di più profondo e doloroso alle spalle: la donna che ha amato, che l'ha trasformato in un altro (o almeno così credeva) e che adesso non c'è più. La differenza, rispetto alla prassi del revenge movie, è che il killer non deve vendicare la morte dell'amata – lei è stata assassinata dalla natura matrigna (e dalla “maledizione” che John Wick porta con sé?) – ma la sua memoria, e insieme la dignità di quell'altra vita, la sua impossibile felicità.
Quindi: non toccate il cane di John Wick, perché altrimenti sono cavoli amari. L'esagerazione, l'iperbole, l'inverosimile caricano l'azione come una molla, che scatta con violenta precisione, lasciandoti in quello stato tra l'incredulo e l'eccitato in cui sta il gusto di un prodotto del genere.
L'autoironia è evidente senza essere invadente. Non è quel film che si prende in giro per essere cool, che ammicca a ogni battuta, che vale per il cinema cui allude. Semmai è cool perché ci crede davvero, pur sapendo perfettamente che è impossibile crederci.
A ognuno il suo piacere. L'aura noir che aleggia lungo il film. L'invenzione del mondo parallelo in cui vivono i killer di professione (con albergo ad hoc, servizi mirati e un codice d'onore ferreo). Il sottotesto etico-cine-politico dedicato al caos in cui siamo precipitati (con l'immancabile nostalgia per i tempi in cui anche i criminali avevano una morale). La squadra dei “comprimari” - Willem Dafoe, John Leguizamo, Lance Reddick, Ian McShane... - che sostengono la performance truce, dark, romantica del redivivo Reeves.
Ma ciò che spicca, soprattutto, sono le ruvide ed eleganti coreografie imbastite da David Leitch e Chad Stahelski, che concedono poco o nulla alla mania iper-cinetica corrente e ti lasciano il tempo di godere ogni pugno, giravolta, sparatoria come fosse l'ultima o la prima.
GULP, CLANG, KABOOM. Gli amanti del genere gradiranno.
Dopo l’improvvisa morte della moglie, il profondo cordoglio di John Wick viene bruscamente interrotto quando la sua Boss Mustang del 1969 attira l’attenzione del sadico malvivente Iosef Tarasof. John si rifiuta di vendere la macchina e Iosef e i suoi tirapiedi irrompono in casa sua, rubano l’auto, picchiano John fino a fargli perdere i sensi e uccidono il cucciolo. La banda non sa però di aver risvegliato uno dei più crudeli assassini che la malavita abbia mai conosciuto!