Villano, scontato, scaduto, Albert, il protagonista di Un milione di modi per morire nel West - interpretato da Seth MacFarlane (celebre autore de I Griffin) regista, attore e tuttofare del suo secondo lungometraggio (dopo Ted) - è un bizzarro pastore di pecore che nel cattivissimo West di fine ‘800 incarna i sani e ingenui valori di ogni tempo e innalza la resilienza a virtù di vita.
La sua rovinosa vicenda sentimentale è trapiantata nel contesto violento e parodiato del western (di cui è apprezzabile la ricostruzione filologica), dove vigila incontrastata e sempiterna la legge del più forte.
L’intento è probabilmente quello di edificare un’impalcatura che, miscelando western, commedia sentimentale, splatter, citazionismo alla Tarantino e freddure alla stand-up comedy (così beatamente volgari da far sembrare puritane le battute dei nostri cine-panettoni) contribuisca ad affrescare un’immaginaria gigantografia del comico e del romantico.
Il risultato è quello di un pastiche senza capo né coda che aspira alle vette del grottesco, ma non si leva oltre i centimetri del ridicolo; che insegue la diegesi, ma ottiene una defibrata narratività senza cornice, un’asimmetria di sequenze il cui unico scopo sembra quello di strappare una risata catartica, ma che in realtà pietrificano il volto in un ghigno scomposto.
A tratti la pellicola offre qualche spunto interessante: la pregevole scenografia, la luminosa recitazione degli attori, la dissacrante colonna sonora, le gergali e imperanti flatulenze che sublimano (per così dire) le archetipiche sparatorie infinite del genere, l’uso abile della fresca (per l’epoca) invenzione della fotografia, il cui fondante e qui rieletto legame con la morte sembra stigmatizzare l’uso leggero che se ne fa oggi giorno, costituiscono il retrogusto dolciastro di un film che per il resto lascia abbastanza l’amaro.
Villano, scontato, scaduto tanto quanto il suo protagonista, Un milione di modi per morire nel West prova ad aggrapparsi a un’architettura che attinge agli strumenti dell’arte combinatoria, ma si ferma a un cantiere aperto, in cui al posto di un solido progetto predomina uno zibaldone di situazioni e cliché ancora troppo poco ordinato.
Dopo essersi tirato indietro da uno scontro a fuoco, Albert viene lasciato dalla sua scostante fidanzata per un altro uomo. Sarà una misteriosa e bellissima donna, da poco arrivata in città, ad aiutarlo a tirar fuori il suo coraggio e a farlo nuovamente innamorare. Ma quando il marito di lei, un noto fuorilegge, si presenta assetato di vendetta, Albert dovrà immediatamente mettere alla prova il suo ritrovato eroismo.