Ogni volta che arriva in sala un film con Arnold Schwarzenegger la sensazione è la stessa di quando per Natale si ritrova un vecchio zio un po' guascone in pensione ormai da tempo. Tra una portata e l'altra, si trascorre piacevolmente la giornata ascoltando tutti i mirabolanti aneddoti da capo e notando inevitabilmente i segni del tempo trascorso.
Con l'arrivo nei cinema italiani di Contagious - Epidemia mortale del debuttante Henry Hobson, lo si ritrova consapevoli che questa pellicola aprirà per l'attore una stagione decisamente positiva (oltre al ritorno in sala di Terminator, a breve arriverà anche l'ultimo nuovo capitolo Terminator Genisys).
Ma attenzione: dimenticatevi le classiche spacconate action figlie della nostalgia canaglia e rivalutatrice, che recentemente le distribuzioni hollywoodiane hanno fatto circolare. Qui il tentativo è ben diverso, si cerca di mostrare il lato più umano di Schwarzy attraverso l'introspezione recitativa per anni ripudiata come un'epidemia difficile da sconfiggere. E per uno strano gioco del destino, questa svolta avviene proprio durante una pericolosissima malattia che trasforma in zombie cannibali gli esseri umani.
Hobson riprende senza originalità scenari post-apocalittici e cinema di genere, ottenendo un racconto domestico cupo in cui l'istituzione familiare si sgretola senza rimedi. Sono poche le volte in cui il protagonista dovrà brandire un fucile a pompa o una scure, la vera difficoltà sarà capire, proteggere e accettare la propria figlia ormai spacciata.
Un mediocre divertissement che verrà dimenticato presto, troppo poco coraggioso per lasciare il segno. Così come risultano insipide le prove dell'ormai diciannovenne Abigail Breslin (indimenticabile piccola ballerina occhialuta in Little Miss Sunshine), di Joely Richardson e soprattutto di Schwarzenegger, imbolsito oltre ogni limite nonostante il suo impegno sia massimo.
Ma non importa, tanto ci si rivede alla prossima zio Arnold.
Quando una pandemia mortale si diffonde nel paese arrivando a contagiare anche le piccole città dell'America più profonda, le autorità stabiliscono un ferreo protocollo per i pazienti affetti dal virus: devono essere allontanati dal contatto con gli altri umani e messi in isolamento in speciali reparti. Su quello che succede dopo ai contagiati, le autorità tacciono.