Controverso. Proveremo a scrivere di SanPa: Luci e tenebre di San Patrignano, la prima docu-serie italiana prodotta da Netflix, senza utilizzare l’aggettivo controverso, in assoluto quello più ricorrente quando al centro del discorso sta la figura imponente e magnetica di Vincenzo Muccioli, il padre-padrone, santo-santone della comunità per il recupero dei tossicodipendenti più famosa d’Italia (e forse non solo).
La regista Cosima Spender e gli autori Gianluca Neri, Carlo Gabardini e Paolo Bernardelli raccolgono materiali d’archivio, interviste, video, fotografie e mettono insieme 5 puntate da un’ora circa che ricostruiscono la storia di San Patrignano dalla sua nascita (1978) fino alla morte del fondatore (1995). 1 Nascita. 2 Crescita. 3 Fama. 4 Declino. 5 Caduta. Seguendo il più classico dei racconti rise and fall, si entra cosi in un mondo ricostruito ma anche evocato con un senso della narrazione piuttosto inaspettato, in cui la memoria personale dello spettatore e quella sociale di un paese si relazionano con la meticolosità del lavoro di montaggio e di selezione dei materiali senza confliggere ma potenziandosi a vicenda. Quello che ne viene fuori è un documentario che sconfina muovendosi a tratti verso il legal thriller, in altri momenti verso il racconto edificante per poi tornare sul cinema civile, sull'inchiesta e ancora andare verso l’horror.
Questa è stata d’altra parte la vicenda di Vincenzo Muccioli che per oltre trent’anni ha diviso l’Italia e l’opinione pubblica tra osanna, processi (ma nessuna condanna), ricchissimi finanziatori, supporter dalla grande visibilità mediatica e fermi accusatori. Un uomo partito con la volontà di prendere in carico i reietti di una società che non pareva avere alcuna intenzione di occuparsi di loro e arrivato a essere una delle figure più potenti di uno Stato che, a quel punto, se lo contendeva come strumento capace di muovere migliaia e migliaia di voti. Le sfumature, gli interrogativi, i dubbi riguardo il metodo Muccioli e riguardo Muccioli uomo restano un tratto peculiare di tutta la storia (anche di quella del film); nulla si svela e nulla si rivela, restano i fatti, la cronaca, le testimonianze, le inchieste e gli insoluti. Restano i due errori fondamentali compiuti da Muccioli stesso e universalmente riconosciuti (anche dai “ragazzi, anche dal figlio Andrea): quello di non aver saputo più davvero gestire l’espansione a dismisura della comunità e quello, conseguente, di aver messo a capo dei vari reparti della sua organizzazione di controllo alcuni personaggi che non avevano l’equilibrio per assumere la responsabilità e l’autorità necessarie.
“Luci e tenebre” recita d’altra parte il sottotitolo. Luci e tenebre, amore e odio, affetto e violenza, vita e morte, legalità e illegalità… si potrebbe continuare a lungo con i binomi dicotomici che caratterizzano la storia di San Patrignano ma soprattutto le relazioni tra Vincenzo Muccioli e “i suoi ragazzi”. Ragazzi che gli hanno voltato le spalle (Walter Delogu), altri cui lui ha permesso non solo di sopravvivere ma anche di realizzarsi (il dottor Antonio Boschini), altri che ci hanno rimesso la vita (Roberto Maranzano, Natalia Berla), altri ancora che sono finiti in carcere per lui o nonostante lui (Alfio Russo), e altri che ancora cercano di capire chi davvero fosse Vincenzo Muccioli e quanto, nel bene e nel male, la loro vita sia dipesa e resti legata alla presenza ingombrante di quell’uomo (Fabio Cantelli). È lo stesso Cantelli, una delle voci più vibranti tra quelle degli intervistati, a sottolineare come talvolta sia indispensabile rimettere in discussione le categorie stesse di bene e male perché quelle categorie non sempre possono essere applicate tali e quali. Attraverso Muccioli questo l’Italia ha dovuto fare in fondo, al di là dei giudizi e delle personali opinioni: fronteggiare la questione del limite tra bene e male, tra umanità e disumanità, tra liceità e non. E la risposta è stata (ed è) quella di pancia tipica di un Paese dove troppo spesso lo Stato non riesce a fare quello che dovrebbe: assumere una posizione sulla definizione di questo limite. E intervenire.
La comunità, oggi, prende le distanze dalla serie e recrimina la parzialità dello sguardo e il disequilibrio nella selezione degli interventi che – è San Patrignano a parlare – «si focalizza in prevalenza sulle testimonianze di detrattori»; la serie, dal canto suo, termina i titoli di coda con l’elenco (nomi e cognomi) di coloro che sono stati interpellati ma che non hanno voluto rilasciare interviste. È parziale? È oggettivo? È equilibrato? Contano i fatti, come sottolinea Andrea Muccioli, e questi stanno al centro della serie. I fatti e la memoria collettiva che a quelli è legata con tutto il portato emotivo, di riscrittura e di interpretazione di una verità che nessuno saprà mai fino in fondo ma che tutti, in un modo o nell'altro, abbiamo un po' vissuto.
SanPa: Luci e Tenebre di San Patrignano racconta l’origine della comunità di recupero per tossicodipendenti fondata, nel 1978, da Vincenzo Muccioli, uomo carismatico che creò quello che era destinato a diventare il più grande centro di riabilitazione per tossicodipendenti in Europa. Le testimonianze, che si alternano nella docu-serie a materiale d’archivio, ripercorrono le vicende che hanno caratterizzato la storia della comunità e del suo fondatore. Uomo amato per i valori che rappresentava, come la lotta contro l’emarginazione, la speranza di un recupero, di un reintegro nella società e di una vita migliore per migliaia di ragazzi e ragazze che negli anni hanno affollato la comunità di San Patrignano, ma anche contestato per i metodi utilizzati per tenere i tossicodipendenti lontani dalle droghe, come ad esempio l’uso delle catene.