Nei disegni preparatori del Casanova (1976), Fellini raffigura il grande seduttore come una sorta di burattino dalle sembianze equine e ittiche. Ma la forma degli occhi è la stessa degli autoritratti. Nonostante la sua “golosità da pescecane”, dichiarò, “la sua vita si è svolta sotto ghiaccio” e creò sul volto del povero Sutherland “una faccia cancellata, vaga, acquatica”.
Il suo Casanova condivide alcuni lineamenti di Marcello, Guido/Snaporaz, Zampanò, lo sceicco bianco, Fausto, Augusto, Katzone etc, deformati in una fantasmagoria del '700 dove l'odio ostentato da Fellini contro il suo personaggio si mescola ad un complesso alternarsi di compassione, sarcasmo e, appunto, sofferta identificazione.
Quando lo mostra in situazioni mortificanti, non manca quasi mai una figura sullo sfondo o inquadrata di sfuggita, che ride di lui con scherno, ma sembra più il dettaglio di un incubo che il portavoce dell'autore. Con il suo Casanova, Fellini ci ha mostrato senza indulgenze ma non senza pietà l'identità profonda dell'homo italicus, mai diventato adulto, che mente a se stesso per nascondere la propria catastrofe.