A Centerville i morti escono dalle tombe perché la terra è fuori dal suo asse. La terra. Il suo asse. Centerville. Cittadina-al-centro. Cittadina come centro, anima e cuore. Come asse. I morti escono da terra, si dirigono in centro-città, e chiedono - come prevede ogni zombie-movie del mondo - ciò a cui in vita erano più legati. I morti di The Dead Don’t Die chiedono, per prima cosa, caffè e free cable (e poi anche wi-fi). A Centerville i morti escono dalle loro tombe per ristabilire un legame con una vita di stereotipi iconici. Caffè, free cable: due modelli, due archetipi, due condizioni senza le quali non esiste l’America.
Il morto di Centerville è certamente romeriano, tuttavia risponde allo stesso istinto dei vampiri di Solo gli amanti sopravvivono: ricerca un sentimento perduto. Non si tratta soltanto delle “cose” o dei luoghi, come per esempio in Zombi: il morto vivente di The Dead Don’t Die richiede per sé un affetto territoriale, una conoscenza naturale. L’identità anagrafica, quella fatta non di tratti somatici ma di coordinate geografiche. Caffè. Free cable. Da qui, da questi due simulacri di un Paese che non esiste più, Jarmusch intende ricominciare da zero.
Centerville non è diversa dalla Detroit di Solo gli amanti sopravvivono: un’anima e un cuore scomparsi. Da qualche parte bisogna pur ripartire, meglio azzerare tutto, fare piazza pulita e via. Perfino la cinefilia, quella più elementare: Jarmusch la convoca in modo esplicito e diretto (con lo spirito di un Fred Dekker, nomi e cognomi compresi) per poi rifiutarne le implicazioni, il gioco intertestuale, l’ammiccamento. Lo fa non da hipster bensì come uno che ha vissuto in America e in America vuole continuare a vivere. L’America del caffè, forte e nerissimo, e per alcuni addirittura troppo nero e quindi troppo forte. Ricominciamo.
E la politica? Che The Dead Don’t Die sia in verità un film politico? No. È un film sentimentale. Che vuole togliersi di dosso ogni sistema. Che non crede più ai padroni. Che vuole lasciarsi sorprendere ancora da un simbolo, da un imprevisto, da un fattore extracurriculare. Se tutto procede secondo copione, mettiamoci un ufo e vediamo cosa succede. E mentre gli umani stanno a guardare, i morti rifondano un Paese andato alla malora. Caffè. Free cable. Al centro (Centerville), l’idea di un mondo che ha dimenticato di credere in se stesso. Proviamo a riconsiderare come fondamentale quell’iconologia che ha creato un immaginario e una Storia: può darsi che la “casa”, quale affetto e generalità, ritrovi un significato degno di essere ristabilito. Home. Sono convinto che il diner in cui avviene il primo massacro serva tra i dessert anche la cherry pie: The Dead Don’t Die è il Twin Peaks di Jim Jarmusch, ma con la “narrazione” dell’Antologia di Spoon River.