All’alba delle 5.30 in una Los Angeles di metà gennaio, gli incubi si avverano sempre, puntuali come i risvegli. E ogni volta, da 87 anni, ci si illude fino all’ultimo che non succeda.
L’Academy of Motion Picture Arts and Sciences ha voluto che, per l’edizione 2015 degli Oscar, l’annuncio live delle nomination riguardasse, per la prima volta, tutte le 24 categorie coinvolte: e così i registi Alfonso Cuarón e J.J. Abrams si sono alternati nell’elenco delle candidature tecniche mentre la Presidentessa dell’Academy, Cheryl Boone Isaacs, ha svelato insieme al valletto Chris Pine le candidature più prestigiose. Molte le domande che mezzo mondo avrebbe voluto rivolgere loro, stamane, per interposta persona, senza dover scomodare gli oltre 7.000 (settemila) membri dell’Academy sparsi nel mondo.
Dov’è Gone Girl? Dov’è David Fincher? Dov’è Jessica Chastain? Dov’è Timothy Spall? Dov’è A Most Violent Year? Dove sono Trent Reznor & Atticus Ross? Dov’è Nightcrawler? Dov’è Ralph Fiennes? Dov’è Mike Leigh? Dove sono Xavier Dolan e Anne Dorval? Dov’è The Lego Movie? Dov’è Oscar Isaac? Dov’è Jake Gyllenhall? Dov’è Life Itself? Dov’è Rene Russo? Dov’è Gillian Flynn? Dov’è Rober Elswit? Dov’è Nick Hornby? E ancora, dov’è Amy Adams? Dov’è Bill Murray? Dov’è Unbroken? Dov’è Jennifer Aniston? Dov’è Lana Del Rey?
Anno dopo anno l’Academy aumenta i suoi coscritti, invita un numero sempre maggiore di cineasti a divenire membri. Un’accademia sempre più cospicua, più frequentata, più diversificata, più eterogenea, più internazionale, più brillante, più professionale. Eppure, anno dopo anno, tutto ciò produce null’altro che una clamorosa inversione di imbarbarimento artistico: l’esponenziale crescita del numero dei membri votanti genera un conservatorismo inarrestabile sempre più allarmante. Insomma, tra i 7.000 membri invitati a far parte dell’Academy ci sono registi che pensano che nel 2015 tal Morten Tyldum meriti una nomination ben più di un Fincher, di un P.T. Anderson, di un Godard o di due Dardenne.
A ogni modo l’Academy ha dato delle risposte (sebbene ad altre domande).
The Grand Budapest Hotel (9 candidature: miglior film, regia, sceneggiatura originale, fotografia, scenografia, costumi, montaggio, colonna sonora, trucco) e Birdman (9 candidature: miglior film, regia, attore protagonista, attore non protagonista, attrice non protagonista, sceneggiatura originale, fotografia, suono, effetti sonori) detengono entrambi il maggior numero di nomination raccolte quest’anno.
The Imitation Game (8 candidature: miglior film, regia, attore protagonista, attrice non protagonista, sceneggiatura non originale, scenografia, montaggio, colonna sonora) li segue a ruota. Boyhood, per fortuna, resta in ogni caso il favorito sebbene abbia raccolto meno nomination (6 candidature: miglior film, regia, attrice non protagonista, attore non protagonista, sceneggiatura originale, montaggio). Al suo fianco anche American Sniper (6 candidature: miglior film, attore protagonista, sceneggiatura non originale, montaggio, suono, effetti sonori).
Tra Wes Anderson e Richard Linklater, la Berlinale 2014 approda quest’anno con grande forza agli Oscar, lasciando per una volta Cannes e Venezia un passo indietro. Le sorprese più positive riguardano Foxcatcher (5 candidature: regia, attore protagonista, attore non protagonista, sceneggiatura originale, trucco), Marion Cotillard (candidatura sperata ma per nulla scontata come miglior attrice protagonista per i Dardenne), la Mauritania (la cui bandiera sventola per la prima volta nella rosa del miglior film straniero) e Joel Cox (lo storico montatore di Clint Eastwood che torna in forma smagliante dopo aver vinto 22 anni fa con Unforgiven).
Se la categoria Best Original Song conferma l’imbarazzante stato in cui riversano i membri del settore musicale dell’Academy da alcuni anni a questa parte, il documentario lungometraggio si conferma la categoria più vivace e meritoria: dal Salgado di Wenders al Citizenfour su Snowden, dal ritratto di Vivian Maer all’ambientalista Virunga.
Alcune note a margine regalano infine simpatiche beffe: il maestro Roger Deakins conquista la sua dodicesima (dodicesima) nomination grazie a Unbroken e si prepara alla sua dodicesima (dodicesima) sconfitta. Il collaboratore musicale di Mike Leigh, Gary Yershon (Topsy-Turvy, Another Year) riceve la nomination per la colonna sonora di Mr. Turner grazie a un inconsistente atto di cortesia. E per la prima volta dopo vent’anni, ricorda giustamente Peter Knegt, nessun interprete di colore entra nelle cinquine dei migliori attori, protagonisti o non protagonisti che siano, maschili o femminili che siano. A quanto pare la Sony Pictures è razzista anche nell’invio dei voti, non solo nell’invio delle e-mail. Hollywood, democratica (fin troppo) e politicamente corretta (fin troppo), è già pronta a marciare con Oprah Winfrey e Tyler Perry in testa al corteo.
Qui trovate l’elenco completo delle nomination
See you on Sunday, February 22nd.