"On n'est pas sérieux, quand on a dix-sept ans" recita Arthur Rimbaud nella sua celeberrima ballata Roman, e il titolo arriva da lì, pur con l'eliminazione della prima parte del verso. Una parte eliminata forse proprio perché questo nuovo film di André Techiné rimanda, pur solo nella sostanza della singola affermazione, ovvero la difficoltà di vivere l'età di passaggio tra l'adolescenza e l'età adulta, a un altro famoso incipit, quello di Aden, Arabie, di Paul Nizan: "J'avais vingt ans. Je ne laisserai personne dire que c'est le plus bel âge de la vie", ossia l'opposizione alla grande menzogna sulle meraviglie di un'età che per la maggior parte di noi è vividamente fissata nella memoria come momento tra i più difficili e problematici, se non esplicitamente schifosi. Perché i protagonisti di Quand on a dix-sept ans, Damien (Kacey Mottet Klein) e Tom (Corentin Fila), non sono affatto pas sérieux, non hanno la leggerezza volatile delle figure di Rimbaud; anzi, lo sono estremamente, sérieux, nell'aver costruito corazze di aggressività per difendere la propria confusione, le proprie fragilità; lo sono come lo sono spessissimo gli adolescenti. E infatti, per converso, molti dei personaggi adulti, a cominciare dalla madre di Damien (Sandrine Kiberlain), che mostra una sana leggerezza – il che non implica per forza una assenza di serietà – nel gestire la relazione a distanza con il marito militare (Alexis Loret) e nel reagire alle conflittualità tra i due ragazzi. La descrizione di questa età acerba, una definizione che non a caso fu la titolazione italiana di Les roseaux sauvages (1994), è un tema ricorrente nella filmografia del cineasta francese, ma era proprio da quella pellicola che non rivestiva un'importanza così rilevante.
Techiné, che è originario del Languedoc, torna nei territori a lui cari della provincia meridionale francese, proprio quelli di Les roseaux sauvages, spingendosi sui Pirenei, e comincia la propria narrazione, strutturata in trimestri, che sono quelli scolastici, quelli della gravidanza della madre di Tom, e, banalmente tre stagioni. Inverno. il personaggio di Tom, che scopriremo essere il figlio adottivo di una coppia di allevatori, è introdotto con una camminata in mezzo a spianate di neve abbacinanti: per un istante Corentin Fila, che è un attore e modello di origine africana, si staglia in questo biancore dando l'impressione di arrivare da lontano, da un altro pianeta, da un'altra dimensione. Nella realtà dei fatti si sta solo affrettando a raggiungere la fermata del bus per andare a scuola, ma questa dimensione esotico-ermetica, se non proprio aliena, del suo personaggio tornerà, in alcuni passaggi domestici, quando è albergato a casa di Damien, quasi a rievocare l'Ospite del Teorema pasoliniano. Ma, a parte questo, il pregio di Quand on a dix-sept ans è di entrare nelle dinamiche di attrazione-repulsione tra due adolescenti introversi in punta di piedi, assecondando le loro insicurezze travestite da bullismo, i loro cambiamenti irrazionali d'umore e di attitudine, e lo fa con una libertà e una naturalezza che, in cinquant'anni di carriera, Téchiné non si era mai permesso, proseguendo in un crescendo che, con la primavera, diventa un desiderio palpabilmente insostenibile, anche per lo spettatore.
La mediazione con il mondo degli adolescenti contemporanei arriva dal lavoro alla sceneggiatura, a quattro mani, con Céline Sciamma, reduce dal successo di Bande de filles: l'urgenza di questa collaborazione, per Téchiné, dopo aver raccontato tante volte la condizione omosessuale, sembra dettata dalla volontà di descrivere i meccanismi di un'attrazione, di un desiderio, che potrebbe non coincidere in via definitiva con un orientamento sessuale: citando a braccio, "Non so se mi interessano i ragazzi, o se mi interessi solo tu" dice Damien, più disorientato che mai, a Tom. Ed è uno dei pochi momenti in cui la parola asseconda, sottolinea, svolge il sentimento. Non c'è spazio per le paturnie dei dialoghi adolescenziali da modello letterario, per il duo Téchiné-Sciamma, sono i gesti, i silenzi e le reazioni alle vicende circostanti a strutturare il passaggio dal magma del desiderio inespresso alle strutture del sentimento (con tutte le cautele del caso siamo pur sempre in provincia). Il film si ferma all'estate: Téchiné, "rinato", giovanissimo settantenne, una volta tanto, sembra risarcire le tante storie omosessuali, aspre e drammatiche, della sua carriera con uno sguardo aperto, positivo, con un ottimismo che, fino ad ora, raramente si era concesso.